Le parole chiave per la scuola dell'autonomia

 

1. Accordi  2. Apprendimento 3. Autonomia
4. Didattica

Credito formativo
Disabili

Stranieri
Rete

5. Formazione
6. Integrazione  7. Istruzione 8. Offerta formativa

 

CREDITO FORMATIVO

E’ l’insieme delle competenze  acquisite e certificate. Può derivare da una formazione professionale, dall’istruzione scolastica, dall’esperienza del lavoro, dalle discipline e dalle attività realizzate anche nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa o liberamente scelte dagli alunni e debitamente certificate.

La certificazione del credito è valida e spendibile in qualunque parte del percorso formativo nel sistema dell’educazione (Istruzione, Formazione e Lavoro), oltre che alla sua conclusione.

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DISABILI

L’integrazione “totale” dei disabili nelle classi ordinarie, “tipico” della scuola italiana al fine di offrire loro un servizio educativo che ne predisponga l’inclusione sociale, da quando ha preso l’avvio con la commissione Falcucci e la legge 517/77, ha fatto molta strada in teoria e in pratica, tanto che sicuramente non è più reversibile, ma attende che ne sia stillato a tutt’oggi un vero e proprio bilancio socioculturale.

Le direzioni principali di questo cammino riguardano:

Bibliografia

N. Serio e P. Moliterni, Qualità della didattica, qualità dell’integrazione “Dal dire al fare”, Gulliver, Vasto 2006

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STRANIERI

Il flusso migratorio dal terzo e quarto mondo, nel contesto di una progressiva globalizzazione (*) culturale, finanziaria, economica, sociale e comunicazionale che ormai caratterizza anche la società italiana come società postmoderna (almeno nelle dimensioni proposte positivamente dall’Unione Europea - cfr. Indicazioni della Commissione Europea sulla “Società della Conoscenza” e loro sintesi nella Strategia di Lisbona con scadenza all’anno 2010), sta facendo evolvere la territorialità (base dello Stato moderno) verso nuove forme d’inclusione e partecipazione: la cittadinanza, infatti, non consiste più, secondo alcune interpretazioni, nel possesso (censo e proprietà) e nella territorialità (dove si vive e si hanno intrecci di rapporti, storie, affetti e proprietà), ma nell’essere in grado di stare nelle reti comunicazionali e nell’avere accesso alla globalizzazione (cfr. bib. n. 1).

La multiculturalità di questa nuova società italiana, in ogni modo, è facilmente rappresentabile facendo riferimento al Triangolo Multiculturale, cioè alle tre diverse fondamenta delle identità che devono conviverci (cfr. bib. n. 2): una, infatti, raccoglie coloro che si identificano nella prospettiva culturale e civilistica che a suo tempo è stata fondativa dello Stato liberale (e che fa preminente riferimento a virtù civili e moderatamente nazionalistiche); un’altra, invece, raduna quelli che fanno prevalere le proprie radici etniche (sia come razza che come cultura, lingua, storia ecc.) e la terza quelli che pensano ed agiscono nella vita quotidiana secondo una preminente visione religiosa.

  

  

In questo senso diverse opzioni si offrono alle cure del Legislatore che intende conciliare nel vivo della propria società civile le ineludibili esigenze dello Stato democratico con le diversità culturali e identitarie che abitano la nuova comunità nazionale. Facendo anche soltanto riferimento alle pregresse esperienze (cfr. bib. n. 3), se ne possono individuare, infatti, varie modalità:

a) la fusione di più culture, unificate nella comune identificazione d’appartenenza alla nazione democratica (USA);

b) l’assimilazione con omologazione alla cultura della società ospitante (Francia);

c) la separazione con impedimento al confronto culturale (Germania);

d) l’integrazione per effetto di forme d’interazione e confronto (anche se non è mai stata realizzata), è la proposta del Consiglio dell’UE nel tentativo di valorizzare le diversità culturali.

Su questi temi, perciò, è in atto un dibattito politico serrato tra i Poli e non è agevole prevedere gli inevitabili sviluppi, atteso che l’avvio della seconda Repubblica su queste tematiche è stato impostato dalla Sinistra che poi, però, proprio a questo proposito, ha perso le elezioni politiche successive.

Qualunque sarà alla fine la soluzione adottata, è certo che l’operatore educativo si trova già oggi, e si troverà sempre più domani, a dover affrontare dimensioni collaborative con altri operatori e a dover predisporre sostegno,  istruzione e formazione  nei confronti di allievi (e dei loro parenti) appartenenti anche ad altre culture e in particolare di soggetti la cui identità si è venuta costruendo su altri fondamenti etnici (razze, credenze, linguaggi ecc.) e religiosi. Da tutto ciò discendono ormai varie indicazioni e proposte che, in senso lato, fanno riferimento al discorso dell’Esistenzialismo heideggeriano o della Pedagogia Sociale (cfr. bib. n. 4) e, in senso stretto, si concretizzano nelle soluzioni tecniche che nel campo dell’educazione (cfr. bib. n. 5) già incominciano ad affacciarsi per intervento dei rispettivi protagonisti. (Tratto da M. P.  Dellabiancia: "Introduzione alla Pedagogia Generale e Sociale" in www.nonsolofitness.it/dellabiancia)

(*) Globalizzazione, termine inizialmente usato da T. Lewit in economia all’inizio degli anni ’80, per significare il processo progressivo che porta ad affermare l’interdipendenza dei mercati fino ad un unico sistema mondiale, negli anni ’90 è stato applicato in tutti i campi culturali, sposandolo a quell’altro processo che riguarda la diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione e alla conseguente omologazione culturale mondiale sul modello dominante occidentale. Si contrappone a Localismo, Relativismo ecc.

Bibliografia

1)      J. Rifkin, L’ERA DELL’ACCESSO, Mondadori Milano 2000.

2)      G. Baumann, L’ENIGMA MULTICULTURALE, Il Mulino Bologna 2003.

3)      AA. VV., LA CITTÀ MULTICULTURALE, EMI Bologna 2004.

4)      F. Blezza, LA PEDAGOGIA SOCIALE, Liguori Napoli 2005.

5)      a cura di E. Nigris, EDUCAZIONE INTERCULTURALE, Mondatori Milano 1996; A. Semprini, IL MULTICULTURALISMO, Angeli Milano 2000; G. Wallnofer, PEDAGOGIA INTERCULTURALE, Mondadori Milano 2000; F. Ferrarotti, L’ENIGMA DI ALESSANDRO, Donzelli Milano 2000, a cura di F. Gobbo, ETNOGRAFIA DELL’EDUCAZIONE IN EUROPA, Unicopli Milano 2003; M. Giusti, PEDAGOGIA INTERCULTURALE: TEORIA, METODOLOGIA, LABORATORIO, Laterza Roma 2004.

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RETE

Si riferisce alla possibilità, per la scuola, di costruire rapporti con altri istituti scolastici e con le diverse istituzioni locali, per il raggiungimento delle proprie finalità. Ogni parte opera seguendo la propria identità e vocazione non in spirito di concorrenza.

L’accordo può avere come oggetto attività didattiche, o di formazione, o di gestione risorse (acquisto di beni e servizi, scambio temporaneo di docenti…) e può assumere la forma di accordo di programma, protocollo di intesa e convenzioni.

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