di Marco Paolo Dellabiancia.
IL CORPO DELLA PRANOTERAPIA. UN MODELLO "DIVERSO" CHE NASCE DALLE CONCEZIONI RELIGIOSE ORIENTALI E DALLA MEDICINA NON ORTODOSSA OCCIDENTALE.
Introduzione
"La medicina ufficiale, quella che si insegna nelle università, ha sempre saputo che esisteva anche una medicina popolare, irriducibile ai principi della scienza. Non la combatteva: si limitava a tollerarla. Un giorno - sembravano dirsi i medici in camice bianco - il progresso raggiungerà anche quelle sacche di ignoranza e di superstizione, e i guaritori di vario genere non avranno più credito presso le persone illuminate. Vane speranze: le campagne sono spopolate e la cultura contadina disgregata, ma i guaritori, invece di scomparire, si sono trasferiti nelle città. Non reclutano i loro clienti solo tra i diseredati: persone di ogni ceto e livello culturale, deluse dalla medicina ufficiale, sollecitano i loro servizi." Così scriveva S. Spinsanti in "Il corpo nella cultura contemporanea" nel 1983 (Nota n. 1); ma cosa potrebbe scrivere oggi, quando non solo la medicina ufficiale sta discutendo sul merito del riconoscimento di talune pratiche terapeutiche non ortodosse come l'Agopuntura, l'Osteopatia, la Medicina Ayurvedica, l'Omeopatia, la Riflessologia ecc., ma addirittura la più alta giurisprudenza ha sancito la piena legittimità della Pranoterapia (sentenza della Corte di Cassazione, IV sezione penale, del 20/12/95 in Appendice, Allegato A) quando si limita all'imposizione delle mani (per provocare il riequilibrio energetico del corpo eterico).
L'interesse che queste tecniche di cura non ortodosse (e in particolare la Pranoterapia, giacché chi scrive è un pranoterapeuta) destano in chi si occupa di educazione del corpo ha vari motivi. Quelli più evidenti consistono: a) in una visione fondamentalmente preventiva e perciò più affine all'educazione che alla cura e riabilitazione, come apparirà meglio più avanti nell'apporto di W. Pasini; b) nel fatto che non si esercitano con un intervento settoriale ed elettivo sull'organo malato, ma prendono in considerazione tutto il sistema del corpo e del suo ambiente; c) più che sostanziarsi di un intento riparatorio a livello struttural-funzionale, si caratterizzano per il riequilibrio del bilancio energetico nello scambio dell'organismo intero con l'esterno e degli elementi interni all'organismo tra di loro; d) e per finire, implicano un vero e proprio modello "diverso" di corpo e di tutta quella realtà più ampia che lo contiene (microcosmo e macrocosmo) rispetto a quanto la scienza ci ha fino ad ora proposto. Un modello definito in modo abbastanza univoco e condiviso dalle maggiori civiltà e religioni orientali, pur nel riconoscimento delle diverse loro peculiarità.
In tal senso, infatti, W. Pasini in "Il corpo in psicoterapia" (Nota n. 2) ha potuto scrivere che "il significato del corpo in Oriente è profondamente differente dall'approccio occidentale cartesiano e descrittivo. Da noi la concezione statica del corpo deriva dall'osservazione dell'anatomia dei cadaveri. Il pensiero orientale, invece, che sia indiano, tibetano o cinese, propone un modello dinamico ed energetico. I cinesi avevano una conoscenza abbastanza rudimentale dell'anatomia, dato che non facevano la dissezione, ma osservavano il corpo caldo e palpitante dei suppliziati. 'E così che hanno scoperto la circolazione sanguigna, i processi della respirazione, il funzionamento delle viscere. Questa visione dinamica non è che il riflesso di un modello unitario dell'uomo orientale che non è diviso tra il corpo e lo spirito, ma che rappresenta un'unità funzionale legata al cosmo che la circonda. L'uomo è un microcosmo completo all'interno di un macrocosmo molto più complesso, ma di cui è l'immagine e la rappresentazione in miniatura".
La dimensione cosmologica, così, non si differenzia da quella antropologica, anzi entrambe si rimandano vicendevolmente ai principi fondanti comuni: "la salute deriva - prosegue W. Pasini - dall'equilibrio tra due polarità non antagoniste ma complementari, chiamate talvolta lo "yin" e lo "yang". Questo equilibrio fa parte di un modello di medicina più preventiva che terapeutica, che ha messo l'accento sull'alimentazione, le regole di igiene, la balneo- e l'elioterapia ... Se l'agopuntura stabilisce attraverso la pelle il legame tra mondo interno ed esterno, il riequilibrio energetico si effettua essenzialmente mediante la respirazione, fenomeno che si situa al limite tra il mondo materiale e il mondo spirituale, tra l'uomo e l'universo. L'uomo possiede il doppio meccanismo volontario ed involontario della respirazione e, attraverso un apprendimento prolungato, può arrivare a captare l'energia chiamata di volta in volta: il "prana" indiano, il "thei" cinese, la "baraka" araba e ... l'orgone di Reich". Questa visione generale della realtà, perciò, non fa perno sulle differenti materie di cui son fatte le singole cose, ma sull'energia circolante tra i vari enti, cioè un elemento unificante, seppur nelle molte diverse qualità che lo possono caratterizzare, di tutto ciò che esiste.
Alla luce di quanto fin qui detto, pur nella consapevolezza che sia ancora molto difficile definire il senso di tutto ciò per chi si occupa di educazione del corpo, tuttavia rimane certo che non è più possibile trascurare questo possibile riferimento e, pertanto, è proprio con un intento divulgativo e per aprire un futuro settore di ricerca, per lo sviluppo di una nuova metodologia e nuove tecniche didattiche, che ci si accinge a descrivere (in modo del tutto sintetico e secondo le opinioni prevalenti, perché a voler rendere conto delle diversità tra le interpretazioni delle varie scuole di pensiero e dei differenti autorevoli autori non si finirebbe mai) i concetti fondamentali implicati dal modello di corpo e di realtà proposto dalla Pranoterapia, seguendo quell'antica forma di conoscenza che è rappresentata appunto dalla sapienza religiosa orientale.
Sintesi dei concetti fondamentali riferiti alla sapienza tradizionale orientale (e indicazioni del loro utilizzo nella medicina non ortodossa)
a) Pranoterapia e Pranoterapeuta (cfr. Nota n. 3)
La pranoterapia è una tecnica terapeutica strettamente legata alle concezioni salutistiche orientali, quali la medicina ayurvedica (crf. in Appendice, Allegato B) e la medicina tradizionale cinese (cfr. in Appendice, Allegato C) ; secondo queste visioni nel microcosmo l'energia vitale di una persona è responsabile del mantenimento del suo stato di salute, ne deriva quindi che uno squilibrio energetico determina lo stato di malattia. Il pranoterapeuta è una persona in grado di produrre un'emissione di energia rilevante o comunque superiore alla media che utilizza a scopo terapeutico, trasmettendola con le mani per riequilibrare l'energia vitale dell'ammalato e aiutarlo ad ottenere il ripristino del benessere. In Occidente, infatti, il termine "prana" che denomina l'energia vitale, come vedremo più avanti nel sistema ayurvedico, viene definito "bioenergia" e inteso come energia biologica emessa da un sistema vivente. Dai testi correnti di fisica abbiamo appreso che tutto ciò che vive cambia, e che il cambiamento comporta l'emissione di un "campo elettromagnetico". Anche l'uomo quindi, quale sistema vivente, emette un campo elettromagnetico che può essere chiamato "campo bioenergetico personale" e che può essere correlato al termine "aura" della filosofia indiana.
Quando due persone si trovano vicine, il loro campi bioenergetici interagiscono: questo è il concetto che sta alla base della pranoterapia, la cui pratica è attuata mediante scambio di bioenergia tra terapeuta e paziente. Lo scambio avviene attraverso i campi elettromagnetici personali che si estendono oltre il corpo materiale per andare a definire il corpo "eterico" dell'aura, ed è questo il motivo per cui non è strettamente necessario il contatto fisico. Il pranoterapeuta, per sua dote e grazie ad esercitazioni adeguate, è capace di controllare e dirigere la sua bioenergia verso il paziente, e utilizza le mani come terminali in cui la concentra. In quest'ottica la pranoterapia può essere considerata la medicina più immediata, naturale e innocua. Ma alla pranoterapia l'organismo non risponde secondo regole deterministiche "causa-effetto" della medicina (e della scienza) occidentale. La durata e la frequenza delle applicazioni, i tempi, l'intensità della bioenergia, l'intenzionalità del terapeuta e le tecniche di cui si serve per dirigere l'energia sono fattori molto importanti. Solo la preparazione, lo studio e l'esperienza possono dare un po' di sicurezza e in ogni caso la pranoterapia è una ricerca continua che si basa sull'autoanalisi e sui risultati che i pazienti comunicano. In tal senso è molto importante anche educare preventivamente i pazienti all'ascolto del proprio corpo e della propria situazione esistenziale per innescare il processo di autoguarigione.
b) Il Prana (cfr. Nota n. 4)
Prana è un termine sanscrito (antica lingua indiana) che significa "soffio vitale", "energia vitale". Che cos'è dunque questo Prana? Per iniziare si può dire che il prana nell’antica cultura religiosa indiana rappresenta l'energia della vita, è cioè il mattone alla base di tutto ciò che vive, di tutto ciò che esiste. Prana è la struttura fondamentale, l'ordito su cui si intreccia la trama delle forme. Nelle sue diverse manifestazioni, il prana veicola informazioni vitali, la vita stessa. E' l'essenza dell'energia naturale e può assumere varie forme; per analogia parziale lo si può considerare simile all'aria: come essa circola, ristagna, sferza, rinfresca.Il prana è portatore comunque di vita in ogni sua composizione e non può che portare un effetto benefico a chi lo riceve. Un'applicazione dona in ogni caso forza, come un cibo anche mal cucinato e poco nutriente spegne comunque gli stimoli della fame. Occorre perciò che il livello del prana che viene trasmesso sia il più possibile puro e raffinato, il più adatto ad innescare il processo di autoguarigione. Questo è il livello più elementare dell'energia, il più puro, il più universale perché raccoglie in sé tutti i valori-base, il codice base della vita in questo universo. E' quello che viene chiamato "prana-base". Il prana-base, per sua origine, porta in sé il codice di tutte le frequenze possibili, è una forma di energia indifferenziata che per questo si adatta a qualsiasi frequenza contattata, venendo immediatamente assimilato, fruito, fatto proprio dall'individuo.
Le varie dimensioni del prana (vita, percezione, respirazione, alimentazione, sé cosciente, canto rituale) sono citate nei primi argomenti (brahamana) della prima lettura (adhyaya) nel trattato "Brhadaranyaka" delle Upanisad Vediche, dove - nel commento di Carlo Della Casa (cfr. Nota n. 5) - "si celebra la superiorità del respiro, del soffio vitale, su tutti gli altri sensi; si cerca cioè in qualche cosa direttamente percettibile l'ultimo perché della vita ... Il respiro vitale assicura vittoria agli dei, confermando la sua superiorità sugli altri organi e funzioni ... poiché esso è il fondamento di tutto e regola l'ordinato svolgersi della vita". Nella terza lettura (prapathaka) del trattato "Chandogya Upanisad", trattando dell'identità tra macrocosmo e microcosmo, si dice: "La luce poi che risplende al di là dal cielo, oltre ogni cosa, oltre tutto, nei mondi supremi, insuperabili, in verità è quella stessa luce che è dentro l'uomo. La vista (percezione) di essa si ha quando nel nostro corpo, toccandolo, si sente calore ...".
Molti trattati vedici considerano e citano questa energia vitale che, del resto, appare centrale nella cosmologia e nell'antropologia religiosa induista; in particolare quello chiamato "Kausitaki Upanisad" descrive il prana cosmico che sostanzia il Brahman, mentre quello chiamato "Prasna Upanisad" definisce una vera e propria fisiologia del prana del corpo umano: "Il prana proviene dall'Atman (corrispondente a dio nel macrocosmo o Brahman, ma qui principio vitale nell'uomo). Come l'ombra s'estende se c'è corpo, così (il prana si esplica) se c'è questo (Atman). Penetra nel corpo in seguito all'attività della mente (dalla mente sorgono le voluzioni e i desideri che determinano l'azione)". Nel corpo il prana si differenzia, a seconda delle zone e delle funzioni che svolge, nei cinque soffi: uno per gli organi d'escrezione e generazione; uno per gli organi di percezione a distanza (vista e udito) e per la respirazione; uno collocato nel petto per la digestione; uno nel cuore per la circolazione; l'ultimo che parte dal cuore e va verso l'alto, ascendente, portando l'anima fuori dal corpo al momento della morte. Queste cinque espressioni del prana nell'uomo, che rivedremo analiticamente nel pranayama, corrispondono ad altre espressioni del prana cosmico nel microcosmo che nel medesimo trattato Veda sono indicate come sole, terra, spazio, vento e fuoco, ma in altri trattati danno luogo a differenti espressioni.
c) Il Corpo
I concetti appena esposti di prana, pranoterapia e pranoterapeuta richiamano necessariamente una tematica fondamentale che concerne com'è fatto l'uomo (Antropologia) e il suo corpo. Prima di affrontarla, bisogna considerare che tutte le religioni nelle varie epoche hanno cercato di proporre una propria visione dell'uomo e naturalmente non vi può essere una "verità unica" e ben definita, come quella con cui siamo comunemente abituati a confrontarci nella realtà grossolana della vita quotidiana, fatta di esperienza comune, o in quella fisico-biologica, certa perché quantificata e pesata dalla scienza. Di fronte a modelli "diversi" del corpo, non è più possibile esprimere un pregiudizio radicale, ma è necessario puntare sul fatto che la nostra capacità di percepire la "realtà", nella vita quotidiana, è decisamente scarsa, i nostri cinque sensi, già per altro non usati nella loro pienezza, non bastano per poter esplorare il "mondo" secondo dimensioni non consuetudinarie, come l'intuizione, la preghiera, l'estasi ecc. tipiche del pensiero religioso. Quanto alla scienza, è ormai un assunto definitivo che il valore predittivo di essa è condizionato dall'assunzione e dalla condivisione della sua impostazione conoscitiva (epistemologica) e del suo metodo di studio e di ricerca tipici. Che per altro appaiono molto lontani da quelli della religione o della filosofia.
In questo senso, infatti, è meglio precisare che non si parla del corpo fisico, materiale, che è quello che appare, ma del corpo spirituale, etereo, che non appare comunemente se non ai saggi, ai veggenti, ai mistici (cfr. in bibliografia essenziale B. Ann Brennan) che sanno cogliere ciò che permane al di là dell'apparenza. Ovviamente poi questo corpo spirituale, a seconda delle diverse interpretazioni religiose, esercita un influsso non secondario ma determinante sul corpo fisico. Gli elementi del corpo che vengono qui descritti anche per un Autore importante come Mircea Eliade, famoso studioso del Mito e del Sacro, ma qui citato perché sommo esperto di Yoga, "corrispondono senza dubbio ad esperienze psicosomatiche e sono in relazione con la vita profonda dell'essere umano, ma non sembra che ... indichino degli organi anatomici e delle funzioni strettamente fisiologiche. Si è tentato molte volte di localizzare anatomicamente queste "vene", questi "centri" ... Ma è sufficiente leggere attentamente i testi per rendersi conto che si tratta di esperienze transfisiologiche, che tutti questi "centri" rappresentano degli "stati yoga", inaccessibili senza una ascesi spirituale ... Perciò è più prudente considerare la "fisiologia mistica" come il risultato e la concettualizzazione delle esperienze intraprese da moltissimo tempo dagli asceti e dagli yogin (maestri di yoga) ... che penetravano nelle profondità dell'inconscio, e sapevano "risvegliare" gli strati arcaici della coscienza primordiale, fossilizzati negli altri esseri umani" (cfr. Nota n. 6).
d) Le Kosha (gli involucri dell'anima)
Secondo la scuola religiosa vedica che, come si è detto, ha le sue origini nell'antica terra del misticismo, l'India, e che ha originato succesivamente altre elaborazioni religiose induiste come quelle del Tantra e dello Yoga, esistono varie kosha o guaine che rivestono l'anima dell'uomo, tutte in forma di corpi. Ogni involucro o corpo possiede delle caratteristiche precise e diverse e ha delle funzioni specifiche, per esempio il pranamaya kosha che è il primo corpo eterico, sottile (cioé intuito dallo yogin utilizzando sensazioni, tensioni, stati mentali transcoscienti inaccessibili al profano), che collega il corpo fisico e materiale agli altri corpi superiori, in altre parole quello che viene chiamato l'aura interiore (cfr. in Bibliografia essenziale le opere di Choa Kok Sui), è il veicolo delle energie che circolano nel nostro corpo fisico, queste energie potremmo, generalizzando, definirle prana base, ma potremmo anche suddividerle nei cinque prana differenziati per territorio e funzione, come abbiamo detto in precedenza. L'aura interiore confluisce poi in altri quattro corpi, l'ultimo dei quali costituisce l'aura esteriore. L'aura complessiva o corpo bioplasmico con la morte si disgrega fino a svanire. Esiste la possibilità di registrare oggettivamente l'aura mediante l'effetto Kirlian.
Partendo dalla scintilla spirituale o "Atman", principio dell'essere, anima, racchiuso nel cuore, e andando verso l’esterno si scopre, dunque, come è puntualmente descritto nel "Taittiriya Upanisad", un primo involucro detto annamaya kosha o corpo fisico o "corpo di cibo" (perché costruito dal cibo che si mangia). Il corpo fisico è avvolto, a sua volta, dal primo corpo sottile o eterico o "involucro fatto di soffi vitali", l’aura interiore chiamata pranamaya kosha ; il terzo involucro, poi, è costituito dal corpo mentale inferiore, o del pensiero, dove prendono forma i pensieri (si attraggono reciprocamente pensieri negativi con altri negativi o pensieri positivi con altri positivi, per cui è necessario divenire capaci di trasformare i pensieri negativi in pensieri positivi, prendendone anzitutto consapevolezza), chiamato manomaya kosha. Il quarto involucro è costituito dal corpo mentale superiore, o della conoscenza, chiamato vijnanamaya kosha, Il quinto strato, infine, quello più esterno dell’aura esteriore è il corpo spirituale, "di beatitudine", chiamato anandamaya kosha, rappresenta nel microcosmo l’essenza dell’ultima realtà, la Coscienza Universale, l’aspetto che non conosce né inizio, né fine del macrocosmo.e) L’Aura interiore del corpo bioplasmico
Di particolare importanza, come già accennato, è l'interazione tra corpo bioplasmico (in specie la prima guaina o aura interiore) e il corpo fisico. Le malattie, infatti, si generano da principio proprio nel corpo eterico. In esso possono divenire percepibili o come accumulo o come carenza di energia in un punto ben determinato. Se tale disturbo persiste, prima o poi può coinvolgere il corpo fisico, per manifestarsi infine come una malattia conclamata, così come la si percepisce comunemente. E in questa direzione, riequilibrando il corpo bioplasmico, si può influire sul corpo fisico e provocarne la guarigione. Ma ancora prima è possibile prevenire la malattia del corpo fisico, intervenendo cioè sul disturbo del corpo bioplasmico (i chiaroveggenti possono vedere l'aura e dal colore e dalla forma inferirne lo stato di salute - cfr in Bibliografia essenziale le opere di B. Ann Brannan e di Choa Kok Sui) . Il riequilibrio dell'energia del proprio corpo si determina mediante lo scambio con l'energia di un altro corpo (quello del pranoterapeuta) attraverso punti di accesso (chacra) e vie di distribuzione (nadi) presenti nel corpo eterico ma che si diffondono al corpo fisico, ovvero, per gli iniziati, mediante l'acquisizione autonoma dell'energia con il pranayama e la sua distribuzione attraverso chacra e nadi per effetto del controllo mentale che può influenzare, entro certi limiti, il corpo bioplasmico e per tale via conseguire l'autoguarigione.
f) Il Pranayama
Il Prana assume vari aspetti e forme nel corpo, come abbiamo visto sopra, in riferimento ai Veda. Tuttavia appare interessante anche tener presente come descrive tali forme il "pranayama" che studia la tecnica yoga del respiro come principale "asana" (rinuncia - giacché tutto lo yoga non è altro che una via di ascesi e un metodo di contemplazione che ha lo scopo di liberare il Sé prigioniero dentro l'uomo, secondo le indicazioni iniziali del trattato Yoga - Sutra) dopo quel primo asana che è la postura yoga. La rinuncia consiste nell'abbandono del modo spontaneo di respirare per l'acquisizione di una modalità ritmica sempre più lenta (nei tre tempi: inspirazione, apnea, espirazione) e soprattutto predisposta da una concentrazione mentale (come abbiamo già visto, il prana "penetra nel corpo in seguito all'attività della mente" per citare dal Prasna Upanisad), tesa ad "unificazione della coscienza", attraversando cioè tutti e quattro i livelli di coscienza, da quello dello stato di veglia, a quello del sonno con sogni, a quello del sonno profondo senza sogni, fino al livello dello stato di catalessi. L'unificazione della coscienza, precisa M. Eliade (cfr. Nota n. 7), consiste nella capacità che ha lo yogin di sopprimere la discontinuità nella condizione della coscienza, tipico del profano, tra i quattro stati mentali.
Quando si respira, si assume aria attraverso il sistema respiratorio, ma dall'aria, oltre all'ossigeno e agli altri elementi che entrano nel ricambio gassoso della nostra ventilazione polmonare, assumiamo anche prana o propriamente prana-vayu o respiro vitale che si assume il compito di veicolare in noi la vita e tutte le altre funzioni che abbiamo già nominato all'inizio. Questo soffio vitale entrando in azione nel nostro corpo si specifica e quindi assume diversi nomi e caratteristiche a seconda della funzione che svolge, quindi è chiamato prana nel momento dell'assorbimento e collocazione nell'occhio, nell'orecchio, nella bocca e nel naso per la respirazione, quindi samana nella sua assimilazione e collocazione nel petto per la digestione, vyana nel cuore e nella circolazione del sangue per la sua distribuzione nell'organismo, apana negli organi dell'escrezione e della generazione per l'evacuazione del prana trasformato e non più utilizzabile, infine udana o espressione attraverso la parola e collegamento cosmico per la trasmigrazione dell'anima alla morte della creatura . Esistono poi altre vayu minori come ad esempio: "devadatta" lo starnuto; "krikal" lo sbadiglio e "kurma" il battito di ciglia ecc.; tutte queste energie agiscono passando nel corpo fisico dal corpo etereo attraverso alcuni organi collegati tra loro: gli organi sono i chakra e i collegamenti le nadi.g) I Chakra
I chakra, sempre secondo la sapienza Veda, Yoga e Tantra, sono molti e disposti contemporaneamente sul corpo etereo e sul corpo fisico, per svolgere un'azione di ricezione, trasformazione e trasmissione del prana. La tradizione, però, ne prende in considerazione soltanto una cinquantina che sono ulteriormente suddivisi in 7 principali e secondari gli altri. Sono raffigurati, secondo un'iconografia ricchissima nel simbolismo microcosmo - macrocosmo, talvolta come fiori dal numero differenziato di petali, talvolta come delle ruote che girano in un senso o nell'altro più o meno vorticosamente, offrendosi più o meno aperti a seconda del grado di sviluppo ottenuto dalla persona in quella funzione:
1) Muladara. Sta alla base della colonna vertebrale tra l'orifizio anale e gli organi genitali e presiede alle funzioni legate alla terra, è cioè il principale canale di assimilazione del prana proveniente dalla "terra". Il radicamento e i bisogni primari dell'esistenza sono i fondamenti legati all'energia derivata da questo chakra. E' sede dell'energia kundalini, una riserva di energia necessaria per il risveglio spirituale.
2) Svadisthana. Sta nella regione pubica e presiede alle funzioni legate all'acqua. Assimila il prana necessario alle energie sessuali e alle emozioni primordiali.
3) Manipura. Sta nella regione ombelicale e presiede alle funzioni legate al fuoco. Assimila l'energia necessaria alle emozioni ed è il centro dell'energia vitale, da dove traiamo forza.
4) Anahata. Sta all'altezza del cuore e presiede alle funzioni legate all'aria. Assimila l'energia del sentimento ed è il centro che coordina tutti gli altri centri.
5) Vishuddha. Sta alla base della gola e presiede alle funzioni legate all'etere. Assimila il prana necessario alla comunicazione.
6) Ajna. Sta in mezzo alle sopracciglia e presiede alle funzioni legate a tutti gli elementi. Assimila l'energia necessaria ai processi intellettuali e conoscitivi.
7) Sahasrara. Sta alla sommità del capo e presiede alle funzioni superiori dell'essere. Assimila l'energia proveniente dall'universo per l'evoluzione dell'individuo.
h) Le Nadi
Le nadi sono i canali ove scorrono le energie circolanti nel corpo. Sono descritte nel "Brhadaranyaka Upanisad" in numero di 72.000, ma in altri trattati sono indicate in un numero differente, tuttavia 72 sono le più importanti e tra queste 10 sono fondamentali. Si presentano come dei canali energetici che interessano sia il corpo fisico che quello eterico. Nel punto dove due o più canali si incontrano, si crea un nodo o chakra e, a seconda del numero di intersezioni da cui è originato, il chakra è sempre più importante. Le Nadi e i vari nodi all'incontro tra di esse determinano i punti in cui, secondo l'antica tradizione della medicina cinese, si pratica l'Agopuntura (si legga in Appendice l'Allegato C).
Note:
- S. Spinsanti, "Il corpo nella cultura contemporanea", Queriniana Brescia 1983, pagg. 46 e57;
- A cura di W. Pasini, "Il corpo in Psicoterapia", Cortina Milano 1982, pagg. 10 e 11;
- Il testo che segue è liberamente tratto da Pranoterapia in www.amiuniversity.com e da M. Inardi e O. Sanseverino, "L'ABC della Pranoterapia", Maingraf Milano senza data;
- Rielaborazione da: Scapino Michele, "Pranoterapia", Firenze, Olimpia, 1997;
- A cura di C. Della Casa, "Upanisad Vediche" Utet Torino 1976, da pag. 8 a pag. 26;
- E. Mircea, "Lo Yoga immortalità e libertà" Sansoni, Milano 1982;
- E. Mircea, "Tecniche dello Yoga", Boringhieri Torino 1984, da pag. 74 a pag. 78;
Bibliografia essenziale:
L'ABC DELLA PRANOTERAPIA di M. Inardi-O. Sanseverino - Ediz. MaingrafPRANOTERAPIA - L'antica pratica di curare con l'imposizione delle mani di Mario Papadia - Ediz. Mediterranee
MANI DI LUCE di Barbara Ann Brennan - Ediz. Longanesi
EMERGENTE di Barbara Ann Brennan - Ediz. Longanesi
L'ANTICA ARTE DI GUARIRE CON LE MANI di Choa Kok Sui - Ed. Armenia
TERAPIA PRANICA AVANZATA di Choa Kok Sui - ediz. IPSITERAPIA PRANICA AVANZATA-PSICOTERAPIA di Choa Kok Sui - Ed. IPSI
EFFETTO PRANA-Concetti ed esperienze mediche in pranoterapia di Luigi Lapi Ediz. Xenia
MANUALE DI PRANOLOGIA di Giovanni Giacalone - Ediz. Mursia
CONOSCERE LA PRANOTERAPIA di Luciano Muti - Ediz. EDIERRE
IL MAGNETISMO CURATIVO di Giuseppe Gangli - Ediz. Mediterranee
L'ENERGIA CHE GUARISCE di Nicola Cutolo - Ediz. Mediterranee
LA FORZA VITALE DELLA MENTE di Benjamin O. Bibb e J.J. Weed Ediz. Armenia
IL CONTATTO TERAPEUTICO di Dolores Krieger - Ediz. Mediterranee
Linkografia essenziale:
www.anpsi.it
www.amiuniversity.com
www.alternativamente.net
www.damanhur.it
www.solaris.it
web.tin.it/associazione.aifep
www.promiseland.it
www.naturalia.net
www.spiritualsearch.it
www.barbarabrennan.com
www.globalpranichealing.com
www.healingtouch.net
www.healers.org
www.therapeutictouch.net
www.homo-sapiens.com
www.chioshealing.com
Appendice:
Allegato A
Sentenze
Costituisce esercizio della professione sanitaria l'utilizzazione di qualsiasi "strumento curativo" diretto a rimuovere o a ridurre disfunzioni patologiche del corpo o della mente nonché la formulazione di una diagnosi, la manipolazione a scopo curativo del corpo, la prescrizione di una terapia con eventuale somministrazione di "farmaci"; la pranoterapia, pertanto, è lecita e non integra il reato di cui all'art. 348 c.p. purché il pranoterapeuta che operi senza la collaborazione continuativa di un medico avverta espressamente il cliente che il proprio intervento non è sostitutivo di quello medico, che egli non deve interrompere la terapia eventualmente già prescrittagli e si assicuri che anche nell'ipotesi di esito positivo del suo intervento il cliente si sottoponga al controllo di un medico; l'osservanza da parte del pranoterapeuta di queste norme di comportamento determina la liceità della sua azione: tale osservanza impedisce infatti il compimento di atti propri della professione medica e garantisce che non vi sia alcun pregiudizio per la salute del cittadino. PRET - P. Verona, 11 dicembre 1986
Il reato di esercizio abusivo della professione medica può ritenersi sussistente solo nel caso in cui il soggetto abbia posto in essere comportamenti di esclusiva pertinenza e competenza del medico; la pranoterapia, consistendo in una mera imposizione delle mani senza alcun contatto diretto con il corpo del paziente, non integra gli estremi del reato previsto dall'art. 348 c.p. se non si accompagna al compimento di attività esclusive del medico. CASS - Cass. pen., sez. VI, 20 dicembre 1995------------------------------------------
Allegato BDiscorso tenuto dalla dott.ssa Sujata Kenjale sulla MEDICINA AYURVEDICA - La storia, le applicazioni e la relazione con lo Yoga - Verona, 1/10/96
Buonasera a tutti. Oggi ci siamo incontrati per parlare della storia, dei principi di base, dei metodi di diagnosi e di trattamento dell'Ayurveda. E infine della sua relazione con lo yoga e in particolare con Sahaja Yoga. L'argomento è molto interessante e spero che tutti voi possiate apprezzarlo.
Per prima cosa vediamo la storia dell'Ayurveda. Esso è un dono che la natura ci ha fatto, è una scienza molto antica che ha le sue radici in India e veniva usata già nel 4000 A.C. Secondo la tradizione indiana l'Ayurveda è stato donato dagli dei. Brahma è il fattore primordiale nella, creazione dell'universo, ed è colui che ha creato l'Ayurveda. Questa conoscenza fu trasmessa ad altri dei come Daksha, Prajapati o gli Ashwin. Quindi Indra, re degli dei, ricevette questa conoscenza e la comunicò ai suoi discepoli, Atreya, Bharadwaja, Kashyapa e Dhanyantari che la trasmisero ai propri discepoli facendola giungere sulla terra nella forma dell'Ayurveda per servire l'umanità. Fu poi suddivisa in otto parti, per poterla studiare meglio, per esempio, chirurgia generale o medicina interna.
Esistono molti libri sul'argomento: i più famosi sono la Charak Samhita e la Sushrut Samhita. L'Ayurveda è anche parte della scienza dei Veda. I Veda sono una scienza spirituale integrale sotto forma di libri sacri, la quale dona la conoscenza riguardo la vita. L'Ayurveda tratta l'aspetto fisico, mentale e spirituale della vita.
Questa è la storia dell'Ayurveda; vediamo ora cosa significa la parola Ayurveda. Ayurveda è una parola sanscrita composta da Ayus e Veda. Ayus significa vita e Veda significa conoscenza. Pertanto l'Ayurveda è la scienza della vita o la conoscenza della vita. Nell'Ayurveda il corpo non è considerato solamente sotto l'aspetto fisico: anche i sensi, la mente e l'anìma sono inclusi in esso. Perciò secondo l'Ayurveda la salute non è solo uno stato dì libertà dalla malattia, ma uno stato in cui si gioisce di ininterrotta felicità fisica, mentale e spirituale. Il principale fine dell'Ayurveda è quello di aiutare le persone malate a curare le loro malattie o stati di squilibrio, e le persone sane a ricuperare il proprio stato positivo e a prevenire le malattie.
Quando si visita una persona essa viene considerata come un tutto integrato, indivisibile. Ad esempio se ci feriamo a una gamba, sgorgano lacrime dagli occhi, non certo dal piede. Questo mostra che tutti gli organi sono connessi gli uni agli altri. Nell'Ayurveda quindi non esiste un trattamento sintomatico ma un trattamento globale di corpo, mente e anima. L'Ayurveda mette a fuoco ogni aspetto della vita: la vita quotidiana, la dieta, l'esercizio fisico, la psicologia e la spiritualità. Secondo il maestro Atreya la natura viene definita Prakrú e il corpo umano Purush. Purush, il corpo umano, è una piccola parte di Prakrti, la natura. Questa natura è costituita da cinque elementi (Panchamahabhuta): acqua, fuoco, terra, aria ed etere. Nel corpo umano i cinque elementi sono rappresentati nella forma di Dosha, Dhatu e Maia.
(Inizia la proiezione delle diapositive: l'Ayurveda o la scienza della vita, Brahma il creatore dell'universo e dell'Ayurveda, i Veda, libri sacri indiani e il dio della medicina Dhanvantari)
Questi sono i tre elementi presenti nel corpo (umori), i Dosha. Sono le parti mobili e attive del corpo, responsabili per tutte le funzioni di crescita e decadimento del corpo. Il primo è Vata (elemento aria), il secondo è Pitta (fuoco), e il terzo è Kapha (acqua e terra). Questi umori si trovano nel corpo in maggiore o minore quantità. L'equilibrio di questi elementi è responsabile della buona salute. Il loro aumento o diminuzione dipende dall'età, dal giorno, dal mese e dalla stagione. Ad esempio nell'infanzia l'elemento Kapha è prevalente. Nella mezza età Pitta predomina e nell'anzianità Vata è il maggiore.
In Ayurveda ci sono sei gusti del cibo: dolce, salato, pungente, astringente, amaro, acido. Questi sei gusti possono far aumentare o diminuire i tre umori. Ad esempio Pitta è aumentato dal gusto pungente e ridotto dall'amaro.
Il primo elemento, Vata (aria), situato principalmente nell'intestino. nelle ossa, nella regione pelvica. Governa principalmente le funzioni nervose e ha origine da ogni movimento dei corpo. Ci sono 80 malattie dovute a disturbi a questo umore (artrosi, paralisi, rigidità, problemi di cuore, ipertensione). Vata è suddiviso in cinque parti dipendenti dalla posizione e dalla funzione:
- Prana e Udana si trovano nella testa e nella parte superiore dei torace e sono responsabili della voce e del respiro.
- Samana si trova nell'intestino e aiuta la digestione.
- Apana è situato nella regione pelvica ed è responsabile delle funzioni escretorie.
- Vyana è situato nel cuore e aiuta a pompare il sangue.
Il secondo elemento, Pitta (fuoco) è situato nell'intestino, nello stomaco, nel fegato. Regola la secrezione degli enzimi e degli ormoni nel corpo, la digestione, la temperatura corporea, la pigmentazione. Esistono 40 malattie dovute a un Pitta diturbato come l'itterizia, l'acidità, la sensazione di bruciore, la faringite. Pitta è suddiviso in cinque parti dipendenti dalla posizione e dalla funzione:
- Alochaka risiede negli occhi ed è responsabile della visione.
- Sadhaka è presente nel cervello ed è responsabile della memoria e dell'intelligenza.
- Ranjaka risiede nel Fegato e nella milza ed è responsabile della formazione e colorazione del sangue.
- Pachaka risiede nell'intestino e aiuta la digestione.
- Bhrajaka è responsabile del colore della pelle, dove risiede.
Il terzo elemento, Kapha (acqua) è situato principalmente nel cuore, nello stomaco, nella lingua ed è responsabile di una solida natura corporea, della lubrificazione delle articolazioni, della forza. Ci sono 20 malattie dovute a un Kapha disturbato: anoressia, pigrizia, espettorazione mucosa, obesità. Kapha è suddiviso in cinque parti:
- Tarpaka protegge il cervello e il midollo spinale dalle ossa.
- Bodhaka dona la percezione dei gusto.
- Avalambaka è nel torace e sostiene poirnoni e cuore.
- Kledaka è nello stomaco e aiuta la digestione.
- Shìeshaka lubrifica le articolazioni.
Questi erano i tre umori del corpo. Anche la mente ha tre qualità: Sattva, Raja e Tamas (le triguna). In Ayurveda tutte le malattie dipendono dai tre umori e dalle tre guna. In Ayurveda la diagnosi di una malattia dipende da un breve esame del paziente effettuato sostanzialmente in tre parti: Darshana (osservazione visiva). Sparshaiia (osservazione effettuata toccando il paziente). Prashna (esame orale). Un'altro esame importante in Ayurveda è Prakriti Nidan : prakriti è la costituzione fisica e psichica dei corpo, diversa in ogni persona a seconda dei tre umori. Ci sono sette tipi di costituzioni: alcune persone possiedono un umore più dominante (Vata, Pitta o Kapha), altre ne possiedono due predominanti (circa in uguale proporzione), altri tutti e tre gli umori sono presenti in uguale quantità. Quest'ultima è la costituzione migliore ed è la più rara. Ci sono quattro fattori all'origine della costituzione: il fattore materno, quello paterno, lo stato di gravidanza e la stagione, e il cibo assunto durante la gravidanza. In base alla costituzione, le persone hanno qualità fisiche e psicologiche diverse. Vediamole.
VATA
- Costituzione: alti, magri, ossa sporgenti
- Occhi: piccoli, spenti, scuri, instabili
- Memoria: notano le cose velocemente e altrettanto velocemente le dimenticano
- Emozioni: paurosi, nervosi, depresse
- Sonno: dormono poco, insonnia
- Malattie: sistema nervoso (dolori, artrosi, problemi mentali)
PITTA
- Costituzione: media, peso medio, buoni muscoli
- Occhi: medi, sottili, arrossati, penetranti
- Memoria: acuta, ricordano a lungo
- Emozioni: irritabili
- Sonno: sonno moderato, si svegliano ma si riaddormentano
- Malattie: febbre, infiammazioni, infezioni
KAPHA
- Costituzione: bassi, tendono all'obesità
- Occhi: grandi, sporgenti, un-àdi, attraenti
- Memoria: capiscono lentamente, ma quando lo fanno non dimenticano più
- Emozioni: calmi e sentimentali
- Sonno: profondo, difficoltà a svegliarsi
- Malattie: problemi del tratto respiratorio (asma, bronchite), diabete
Tutte queste qualità sono dovute alla presenza eccessiva di uno dei tre umori nel corpo. Per cui vengono usate delle medicine per riequilibrarli. Un altro importante metodo di analisi è il Nadi Pariksha (esame del polso). Viene effettuato sull'arteria radiale: i dosha (umori) disturbati vengono percepiti con le dita indice, medio e anulare della mano destra. Dopo la diagnosi viene il trattamento, la parte più importante, il quale può essere di due tipi:
- Per le persone sane, viene chiamato Rasayana o Vajikarana, ed è finalizzato alla prevenzione delle malattie e al recupero delle energie positive. Vengono dati tonici e consigliato l'esercizio fisico.
- Il trattamento delle persone malate, è a sua volta di due tipi:
- il primo è detto Sbobbana o Panchakarma e consiste nell'eliminazione dei dosha in eccesso e include anche il massaggio con oli medicamentosi;
- il secondo è detto Shamana, e consiste nel riequilibrare i dosha in eccesso o in difetto per mezzo dei medicinali.
In Ayurveda minerali, metalli purificati, erbe sono usati come medicinali poichè sono naturali. Infatti secondo l'Ayurveda tutto ciò che esiste in natura si trova anche nel corpo perciò l'Ayurveda è basato sulla cura per mezzo di cose naturali. Questi medicinali possono avere la forma di succhi, polveri, pastiglie, infusi, decotti a seconda della necessità dei pazienti. Anche le modalità di preparazione dei medicinali sono pure e naturali, si basano sulla tradizione ed escludono qualsiasi aggiunta di elementi prodotti chimicamente. Ogni medicina possiede determinate qualità e agisce in modo molto efficace se usata nel modo giusto. La maggior parte dei medicinali sono tonici e non hanno effetti collaterali. Vanno alla radice della malattia e la rimuovono completamente. Ora vedremo diapositive riguardano alcune erbe e le loro qualità.
- La prima rappresenta gli esercizi di respirazione (Pranayama) facenti parte di Rasayana e Vajikarna (per persone sane) La seconda, il Metodo tradizionale di preparazione dei medicinali
- Questa è un'erba detta Amalaki (emblica officinalis): il suo frutto è usato come medicinale è ricco di vitamina C ed è termostabile. Eccellente per nutrire il corpo, per la vista, i capelli, problemi dermatologici, per il diabete e per le emorragie.
- Questo è Trikatu: un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum). Riduce Kapha, Vata e i grassi. Stimola la digestione ed è utile nelle bronchiti, faringiti, sinusiti.
- Haridra (curcuma): la sua radice viene usata come medicinale. Usata per problemi della pelle, asma, allergie, emorragie, è un tenue antibiotico.
- Brahmi (centella asiatica): aiuta il sonno e la memoria, usata in casi di epilessia ed esaurimento nervoso.
- Tulsi (basilico sacro): aumenta l'immunità, dona serenità mentale.
- Erand (ricinis communis): radice, foglie e semi sono usati come medicinali. L'olio ottenuto dai suoi semi viene usato in problemi reumatici. Utile nell'artrite reumatoide, nella gotta.
- Guduchi (tinospora cordifolia): ottima per febbri croniche, in particolare di tipo tubercolare. Buona anche per fegato e milza.
- Kumari (aloe): stimolante, tonico per il fegato. Regola i movimenti peristaltici nell'intestino, aiutando la digestione ed eliminando la costipazione.
- Gokshur (tributis terrestris): agisce come diuretico, utile in caso di calcoli, diabete e problemi uterini.
Fin qui abbiamo visto l'aspetto medicinale dell'Ayurveda, ma per curare problemi mentali e spirituali l'Ayurveda utilizza un altro metodo detto Yoga. Secondo l'Ayurveda, lo spirito, parte dell'energia suprema, che risiede nell'essere umano, è responsabile della buona salute e della pace. Quindi bisogna vivere in accordo con il fine della propria anima, dello spirito. Spesso la malattia indica che abbiamo perso il contatto con lo Spirito. L'Ayurveda afferma che per essere sani bisogna seguire i quattro principi, i quattro fini della vita. Il primo è il dharma, cioè agire nel modo giusto, sia per noi stessi che per la società. Il secondo è artha, il benessere, ovvero il possesso dei mezzi di sostentamento. Il terzo è karma, ovvero la soddisfazione dei propri desideri, nei limiti del giusto comportamento (dharma). Il quarto è moksha, cioè realizzazione del sè, lo stato più importante per l'essere umano.
Realizzazione del sè significa unione del sè spirituale presente dentro di noi con il potere divino. Secondo l'Ayurveda, al di là del corpo fisico esiste un corpo sottile, composto da una forza vitale, o una forza spirituale detta Kundalini. Come esistono dei canali nel corpo attraverso i quali i fluidi e le secrezioni scorrono, così esistono canali dei corpo sottile (detti Nadi) attraverso i quali passa quest'energia spirituale. Ci sono tre canali nel corpo: centrale, destro e sinistro. Nella scienza moderna questi canali corrispondono al sistema nervoso centrale e simpatico. Essi attraversano vari centri di energia, detti Chakra, i quali corrispondono ai plessi nervosi. Nell'India antica, per conoscere questi canali, chakra e l'energia spirituale della Kundalini, e per ottenere la Realizzazione del sè, era usato il metodo dello Yoga. Esso è molto importante nell'Ayurveda per la cura di problemi mentali, fisici e spirituali e per mantenere la persona sana. Inoltre Ayurveda e Yoga hanno origine dalla stessa scienza spirituale già menzionata, sotto forma di libri sacri (Veda).
E' una grande fortuna che nei tempi moderni Shri Mataji Nirmala Devi, nata in una famiglia cristiana in India, abbia scoperto un nuovo yoga chiamato Sahaja Yoga. La parola Sahaj significa innato o spontaneo e Yoga significa unione. Perciò in Sahaja Yoga l'energia spirituale dentro di noi si solleva spontaneamente, attraversa l'osso della fontanella sulla sommità del capo e dona l'unione con il potere divino, cioè la realizzazione del sè. Il risveglio della Kundalini non è un'ipotesi o una supposizione ma è un evento che si realizza a livello del sistema nervoso centrale. Sahaja Yoga è stato provato a livello medico all'università di medicina di Delhi, in India; molte nazioni lo hanno accettato e hanno conferito premi a Shri Mataji per questo grande lavoro. Ora Sahaja Yoga è presente in più di 85 paesi del mondo. Io ho praticato Sahaja Yoga per 21 anni e ho visto che attraverso Sahaja Yoga i nostri canali e i chakra si puliscono.
Molte malattie fisiche come asma, leucemia, epilessia, problemi cardiaci e mentali sono stati curati. Quando nel corpo sottile tutti i centri di energia e i canali sono puliti le malattie non fanno presa. Shri Mataji mi ha detto di imparare l'Ayurveda perchè Yoga e Ayurveda sono molto vicini. Lei conosce molto bene l'Ayurveda avendo Lei stessa studiato medicina. Le medicine Ayurvediche sono totalmente naturali e senza effetti collaterali e quindi molto utili durante la pratica dello Yoga. Quando una persona possiede questa energia spirituale risvegliata e i suoi canali sottili e i centri sono illuminati, le medicine Ayurvediche agiscono in modo più efficace e rapido. Direi di terminare qui e cogliere l'opportunità di conoscere Sahaja Yoga spierimentando la realizzazione del sè, che è il vero fine della vita umana. Ringrazio l'associazione Sahaja Yoga per avermi dato la possibilità di parlare di Ayurveda e della sua relazione con lo Yoga.
Grazie.
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Agopuntura
Questa antica arte di guarigione si basa su una conoscenza approfondita dell'essere umano e della sua fisiologia energetica, considerando una rete di canali detti "meridiani" che circolano su tutto il corpo al di sotto della pelle e che fa confluire il "ch'i" o forza vitale in tutti i distretti. Tali meridiani non sono i vasi sanguigni, né i nervi, né i dotti dell'apparato linfatico, ma sono delle percorrenze nella pelle che possono essere rintracciate dalla caratteristica di una minore resistività cutanea mediante l'uso dei semplici "cercapunti", o misuratori di resistività elettrica per la pelle. Così si possono individuare, nelle percorrenze dei meridiani, dei punti di affluenza del "ch'i". I meridiani, in numero di 12 divisi tra Yin e Yang, sono profondamente nascosti all'interno dei muscoli, ma divengono individuabili nei punti di affioramento epidermico. In questi punti, che sono in numero di 365, infatti, i meridiani risalgono in superfice al di sotto della pelle. Questi punti di affioramento hanno un diametro di 25 millimetri, ed è importante toccarli (ovvero infliggervi un ago, oppure esercitare una pressione nella digitopressione) con perizia per non scombinare le energie circolanti.