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di Marco Paolo Dellabiancia.

IL CORPO DELLA PRANOTERAPIA. UN MODELLO "DIVERSO" CHE NASCE DALLE CONCEZIONI RELIGIOSE ORIENTALI  E DALLA MEDICINA NON ORTODOSSA OCCIDENTALE.
                  
Introduzione
                     
"La medicina ufficiale, quella che si insegna nelle università, ha sempre saputo che esisteva anche una medicina popolare, irriducibile ai principi  della scienza. Non la combatteva: si limitava a tollerarla. Un giorno -  sembravano   dirsi i medici  in camice bianco - il progresso raggiungerà  anche  quelle sacche di ignoranza e di superstizione, e i guaritori di vario  genere non avranno più credito presso le persone illuminate. Vane speranze: le campagne sono spopolate e la cultura contadina disgregata, ma i guaritori, invece di scomparire, si sono trasferiti nelle città. Non reclutano i loro clienti  solo tra i diseredati: persone di ogni ceto e livello  culturale, deluse dalla medicina ufficiale,  sollecitano   i loro servizi."   Così scriveva S. Spinsanti  in "Il corpo nella  cultura  contemporanea"  nel  1983  (Nota n. 1); ma cosa potrebbe scrivere  oggi,  quando non  solo la medicina ufficiale sta discutendo sul merito   del  riconoscimento  di talune pratiche   terapeutiche non ortodosse come l'Agopuntura, l'Osteopatia,  la Medicina  Ayurvedica,   l'Omeopatia,    la Riflessologia  ecc., ma addirittura la più   alta giurisprudenza  ha sancito la piena legittimità della  Pranoterapia  (sentenza  della   Corte di Cassazione, IV sezione  penale, del 20/12/95  in Appendice, Allegato A) quando si limita all'imposizione delle mani (per provocare il riequilibrio energetico del corpo  eterico).

          L'interesse che queste tecniche di cura non ortodosse (e in    particolare    la Pranoterapia, giacché chi scrive è un pranoterapeuta)   destano   in chi si occupa di educazione del corpo ha vari motivi. Quelli   più   evidenti consistono: a) in una visione fondamentalmente preventiva   e perciò   più affine all'educazione che alla cura e riabilitazione,   come apparirà    meglio più avanti nell'apporto di    W. Pasini; b) nel fatto che   non si esercitano con un intervento settoriale   ed elettivo sull'organo malato,   ma prendono in considerazione tutto    il sistema del corpo  e del   suo ambiente; c) più che sostanziarsi    di un intento riparatorio a livello struttural-funzionale, si caratterizzano per il riequilibrio del  bilancio energetico nello scambio dell'organismo intero con l'esterno e degli elementi interni all'organismo tra di loro; d) e per finire, implicano un vero e proprio modello "diverso" di corpo   e di tutta quella realtà   più ampia che lo contiene   (microcosmo e macrocosmo) rispetto   a quanto  la scienza ci ha fino  ad  ora proposto.  Un modello definito in modo abbastanza univoco e condiviso dalle maggiori civiltà e religioni  orientali, pur nel riconoscimento delle diverse loro peculiarità.

In tal senso, infatti, W. Pasini in "Il corpo in psicoterapia" (Nota  n. 2) ha potuto scrivere che "il significato del corpo in Oriente è profondamente differente dall'approccio occidentale cartesiano e descrittivo. Da noi la concezione statica del corpo deriva dall'osservazione dell'anatomia dei cadaveri. Il pensiero orientale, invece, che sia indiano, tibetano o cinese, propone un modello dinamico ed energetico. I cinesi avevano una conoscenza abbastanza rudimentale dell'anatomia, dato che non facevano la dissezione, ma osservavano il corpo caldo e palpitante dei suppliziati. 'E così che hanno scoperto  la  circolazione sanguigna, i processi della respirazione, il funzionamento delle viscere. Questa visione dinamica non è che il riflesso di un modello unitario dell'uomo orientale che non è diviso tra il corpo e lo spirito, ma che rappresenta un'unità funzionale legata  al cosmo che la circonda. L'uomo è un microcosmo completo all'interno di un macrocosmo molto più complesso, ma di cui è l'immagine e la rappresentazione in miniatura".

La dimensione cosmologica, così, non  si differenzia da  quella  antropologica, anzi entrambe si rimandano vicendevolmente ai principi fondanti comuni: "la salute deriva - prosegue W. Pasini - dall'equilibrio tra due polarità non antagoniste ma complementari, chiamate talvolta lo "yin" e lo "yang". Questo equilibrio fa parte di un modello di medicina più preventiva che terapeutica, che ha messo l'accento sull'alimentazione, le regole di igiene, la balneo- e l'elioterapia ... Se l'agopuntura stabilisce attraverso la pelle il legame tra mondo interno ed esterno, il riequilibrio energetico si effettua essenzialmente mediante la respirazione, fenomeno che si situa al limite tra il mondo materiale e il mondo spirituale, tra l'uomo e l'universo. L'uomo possiede il doppio meccanismo volontario ed  involontario della respirazione e, attraverso un apprendimento prolungato, può arrivare a captare l'energia chiamata di volta in volta: il "prana" indiano, il "thei" cinese, la "baraka" araba e ... l'orgone di Reich". Questa visione generale della realtà, perciò, non fa perno sulle differenti   materie  di cui son fatte le singole cose, ma sull'energia circolante tra i vari enti, cioè un elemento unificante, seppur nelle molte diverse  qualità che lo possono caratterizzare, di tutto ciò che esiste.

Alla luce di quanto fin qui detto, pur nella consapevolezza  che sia ancora   molto difficile definire il senso di tutto  ciò   per  chi  si  occupa di  educazione del corpo, tuttavia  rimane certo che non è più  possibile  trascurare  questo  possibile riferimento e, pertanto, è proprio con un intento divulgativo e per aprire un futuro settore di ricerca, per lo sviluppo di una nuova  metodologia  e nuove tecniche didattiche, che  ci si accinge   a descrivere (in modo del tutto sintetico e secondo le opinioni  prevalenti,   perché  a voler rendere conto delle diversità  tra  le  interpretazioni  delle varie scuole di pensiero e dei differenti  autorevoli   autori non  si finirebbe mai) i concetti fondamentali implicati  dal modello  di corpo e di realtà proposto dalla Pranoterapia, seguendo quell'antica  forma di conoscenza  che è rappresentata appunto  dalla sapienza  religiosa   orientale.   
           

Sintesi dei concetti fondamentali riferiti alla sapienza tradizionale orientale (e indicazioni del loro utilizzo nella medicina non ortodossa)

a) Pranoterapia e Pranoterapeuta (cfr. Nota n. 3)
     
La pranoterapia è una tecnica terapeutica strettamente legata  alle   concezioni salutistiche orientali, quali la medicina ayurvedica (crf.  in  Appendice, Allegato B) e la medicina  tradizionale cinese (cfr. in Appendice, Allegato C) ; secondo  queste  visioni nel microcosmo l'energia vitale di una persona   è  responsabile   del mantenimento del suo stato di salute,  ne  deriva  quindi che uno squilibrio energetico determina lo stato di malattia. Il  pranoterapeuta   è una persona in grado di produrre un'emissione   di energia rilevante  o comunque superiore alla media che utilizza a scopo   terapeutico, trasmettendola  con le mani per riequilibrare l'energia vitale   dell'ammalato e aiutarlo  ad ottenere il ripristino del benessere.        In Occidente, infatti, il termine "prana" che denomina  l'energia    vitale, come vedremo più avanti nel sistema ayurvedico,  viene    definito "bioenergia" e inteso come energia biologica emessa da un sistema    vivente. Dai testi correnti di fisica abbiamo appreso che tutto ciò    che vive cambia, e che il cambiamento comporta l'emissione di un "campo  elettromagnetico".  Anche l'uomo quindi, quale sistema vivente, emette un  campo elettromagnetico  che può essere chiamato "campo bioenergetico  personale" e che può  essere correlato al termine  "aura" della  filosofia indiana.
      
Quando due persone si trovano vicine, il loro campi bioenergetici interagiscono: questo è il concetto che sta alla  base della pranoterapia,  la   cui pratica è attuata mediante scambio di bioenergia tra  terapeuta e paziente. Lo scambio avviene attraverso i campi  elettromagnetici personali che si estendono oltre il corpo materiale per andare a definire il corpo "eterico" dell'aura, ed è questo il motivo per cui non è strettamente necessario il contatto fisico. Il pranoterapeuta, per sua dote e grazie ad esercitazioni adeguate, è capace di controllare  e dirigere la sua bioenergia verso il paziente, e utilizza le mani come terminali   in cui la concentra. In quest'ottica  la pranoterapia può essere  considerata la medicina più immediata, naturale e innocua. Ma alla  pranoterapia l'organismo non risponde secondo regole deterministiche "causa-effetto" della medicina (e della scienza) occidentale. La durata e la frequenza delle applicazioni, i tempi, l'intensità della bioenergia, l'intenzionalità del terapeuta e le tecniche di cui si serve per dirigere l'energia sono fattori molto importanti. Solo la  preparazione, lo studio e l'esperienza possono dare un po' di sicurezza e  in ogni caso la pranoterapia è una ricerca continua che si basa sull'autoanalisi e sui risultati che i pazienti comunicano. In tal senso è molto  importante anche educare preventivamente i pazienti all'ascolto del proprio corpo e della  propria situazione esistenziale per innescare il processo di autoguarigione.   
  

b) Il Prana (cfr. Nota n. 4)

Prana è un termine sanscrito (antica lingua indiana) che significa "soffio vitale", "energia vitale". Che cos'è dunque questo Prana? Per iniziare si può dire che il prana nell’antica cultura religiosa indiana rappresenta l'energia della vita, è cioè il mattone alla base di tutto ciò che vive, di tutto ciò che   esiste. Prana è la struttura fondamentale, l'ordito su cui si intreccia   la trama delle forme. Nelle sue diverse manifestazioni, il prana veicola informazioni vitali, la vita stessa. E' l'essenza dell'energia naturale e può assumere varie forme; per analogia parziale lo si può considerare simile all'aria: come essa circola, ristagna, sferza, rinfresca.Il prana è portatore comunque di vita in ogni sua composizione  e non può che portare un effetto benefico a chi lo riceve. Un'applicazione  dona in ogni caso forza, come un cibo anche mal cucinato e poco nutriente spegne comunque gli stimoli della fame. Occorre perciò che il livello del prana che viene trasmesso sia il più possibile puro e raffinato, il   più adatto ad innescare il processo di autoguarigione. Questo è   il livello più elementare dell'energia, il più puro, il più   universale perché raccoglie in sé tutti i valori-base,   il codice base della vita in questo universo. E' quello che viene chiamato  "prana-base".   Il prana-base,  per sua origine, porta in sé il codice di tutte le frequenze possibili,  è una  forma di energia indifferenziata che per questo si adatta  a qualsiasi frequenza contattata, venendo immediatamente assimilato, fruito,  fatto proprio dall'individuo.
             
Le varie dimensioni del prana (vita, percezione, respirazione, alimentazione, sé cosciente, canto rituale) sono citate nei primi argomenti (brahamana) della prima lettura (adhyaya) nel trattato "Brhadaranyaka" delle Upanisad Vediche, dove - nel commento di Carlo Della Casa  (cfr. Nota n. 5) - "si celebra la superiorità del respiro, del soffio  vitale,  su tutti gli altri sensi; si cerca cioè in qualche cosa direttamente  percettibile l'ultimo perché della vita ... Il respiro vitale assicura  vittoria agli dei, confermando la sua superiorità sugli altri organi  e funzioni ... poiché esso è il fondamento di tutto e regola  l'ordinato svolgersi della vita". Nella terza lettura (prapathaka) del trattato  "Chandogya Upanisad", trattando dell'identità tra macrocosmo e microcosmo,  si dice: "La luce poi che risplende al di là dal cielo, oltre ogni  cosa, oltre tutto, nei mondi supremi, insuperabili, in verità è  quella stessa luce che è dentro l'uomo. La vista (percezione) di essa  si ha quando nel nostro corpo, toccandolo, si sente calore ...".

Molti trattati vedici considerano e citano questa energia vitale che, del   resto, appare centrale nella cosmologia e nell'antropologia religiosa induista;   in particolare quello chiamato "Kausitaki Upanisad" descrive il prana cosmico  che sostanzia il Brahman, mentre quello chiamato "Prasna Upanisad" definisce   una vera e propria fisiologia del prana del corpo umano: "Il prana proviene   dall'Atman (corrispondente a dio nel macrocosmo o Brahman, ma qui principio  vitale nell'uomo). Come l'ombra s'estende se c'è corpo, così   (il prana si esplica) se c'è questo (Atman). Penetra nel corpo in seguito all'attività della mente (dalla mente sorgono le voluzioni e i desideri che determinano l'azione)". Nel corpo il prana si differenzia, a seconda delle zone e delle funzioni che svolge, nei cinque soffi: uno per gli organi d'escrezione e generazione; uno per gli organi di percezione a distanza (vista e udito) e per la respirazione; uno collocato nel petto per la digestione; uno nel cuore per la circolazione; l'ultimo che parte dal cuore e va verso l'alto, ascendente, portando l'anima fuori dal corpo al momento della morte. Queste cinque espressioni del prana nell'uomo, che rivedremo analiticamente nel pranayama, corrispondono ad altre espressioni del prana cosmico nel microcosmo che nel medesimo trattato Veda sono indicate come sole, terra, spazio, vento e fuoco, ma in altri trattati danno luogo a differenti espressioni.

c) Il Corpo

I concetti appena esposti di prana, pranoterapia e pranoterapeuta richiamano necessariamente una tematica  fondamentale che concerne com'è  fatto l'uomo (Antropologia)  e il suo corpo. Prima di affrontarla, bisogna considerare che tutte le religioni nelle varie epoche hanno cercato di proporre una propria visione dell'uomo e naturalmente non vi può essere una "verità unica" e ben definita,  come quella con cui siamo comunemente abituati a  confrontarci nella  realtà grossolana della vita quotidiana, fatta di esperienza comune,  o in quella fisico-biologica, certa perché quantificata e  pesata dalla  scienza.  Di fronte a modelli "diversi" del corpo, non è più  possibile esprimere un pregiudizio radicale,  ma è necessario  puntare  sul fatto che la nostra capacità  di percepire  la "realtà", nella vita quotidiana, è decisamente scarsa, i  nostri cinque sensi, già per altro  non usati nella loro pienezza,  non bastano per poter esplorare il "mondo" secondo dimensioni non consuetudinarie, come l'intuizione, la preghiera, l'estasi ecc. tipiche del pensiero religioso.  Quanto alla scienza, è ormai un assunto definitivo che il valore predittivo di essa è condizionato dall'assunzione e dalla condivisione della sua impostazione conoscitiva (epistemologica) e del suo metodo di studio e di ricerca tipici. Che per altro appaiono molto lontani da quelli della religione o della filosofia.
 
In questo senso, infatti, è meglio precisare che non si parla  del corpo fisico, materiale, che è quello che appare,  ma del corpo spirituale, etereo, che non appare comunemente se non ai saggi, ai veggenti, ai mistici (cfr. in bibliografia essenziale B. Ann Brennan) che sanno cogliere  ciò che permane al di là  dell'apparenza. Ovviamente poi questo  corpo spirituale, a seconda delle  diverse interpretazioni  religiose,  esercita un influsso non secondario  ma determinante sul corpo fisico. Gli  elementi del corpo che vengono  qui descritti anche per un Autore importante  come Mircea Eliade, famoso  studioso del Mito e del Sacro, ma qui citato perché  sommo esperto  di Yoga, "corrispondono senza dubbio ad esperienze psicosomatiche  e  sono in relazione con la vita profonda dell'essere umano, ma non sembra che ... indichino degli organi anatomici e delle funzioni strettamente fisiologiche. Si è tentato molte volte di localizzare anatomicamente queste "vene", questi "centri" ... Ma è sufficiente leggere attentamente i testi per rendersi conto che si tratta di esperienze transfisiologiche, che tutti questi "centri" rappresentano degli "stati yoga", inaccessibili senza una ascesi spirituale ... Perciò è più prudente considerare la "fisiologia mistica" come il risultato e la concettualizzazione delle esperienze intraprese da moltissimo tempo dagli asceti e dagli yogin (maestri di yoga) ... che penetravano nelle profondità dell'inconscio, e sapevano "risvegliare"  gli strati arcaici della coscienza primordiale, fossilizzati negli altri esseri umani" (cfr. Nota n. 6).             

d) Le Kosha (gli involucri dell'anima)

  Secondo la scuola religiosa    vedica  che, come si è detto, ha le sue origini nell'antica  terra  del misticismo,  l'India, e che ha originato succesivamente  altre elaborazioni  religiose induiste  come quelle del Tantra e dello Yoga, esistono varie  kosha o guaine che rivestono l'anima   dell'uomo, tutte in forma di corpi. Ogni involucro o corpo  possiede  delle caratteristiche precise e diverse e ha delle funzioni specifiche,   per esempio il pranamaya kosha che è  il primo corpo eterico,  sottile  (cioé intuito dallo yogin utilizzando sensazioni, tensioni,  stati mentali  transcoscienti inaccessibili al profano), che collega  il corpo fisico e materiale agli altri corpi superiori, in altre parole  quello che viene chiamato l'aura  interiore (cfr. in Bibliografia essenziale  le opere di Choa Kok Sui), è  il veicolo delle energie che circolano  nel nostro corpo fisico, queste energie  potremmo, generalizzando, definirle  prana base, ma potremmo anche suddividerle  nei cinque prana differenziati  per territorio e funzione, come abbiamo detto  in precedenza.   L'aura interiore confluisce poi in altri quattro corpi,  l'ultimo dei  quali costituisce l'aura esteriore. L'aura complessiva o corpo  bioplasmico  con la morte si disgrega fino a svanire. Esiste la possibilità   di registrare oggettivamente l'aura mediante l'effetto Kirlian.
   
Partendo dalla scintilla spirituale  o "Atman", principio dell'essere, anima, racchiuso nel cuore, e andando  verso   l’esterno si scopre, dunque, come è puntualmente  descritto  nel "Taittiriya Upanisad", un primo involucro detto annamaya  kosha o corpo fisico o "corpo di cibo" (perché costruito dal  cibo che si mangia).  Il corpo fisico è avvolto, a sua volta,  dal primo corpo sottile o eterico o "involucro fatto di soffi vitali", l’aura  interiore chiamata   pranamaya kosha ; il terzo involucro, poi, è costituito dal corpo mentale  inferiore,   o del pensiero, dove prendono forma i pensieri (si attraggono  reciprocamente   pensieri  negativi con altri   negativi o  pensieri positivi   con altri positivi, per cui è necessario divenire capaci di trasformare   i pensieri negativi in pensieri positivi, prendendone anzitutto consapevolezza), chiamato manomaya kosha. Il quarto involucro è costituito dal corpo mentale superiore,  o della conoscenza,  chiamato vijnanamaya  kosha,  Il quinto  strato, infine, quello più esterno dell’aura esteriore è  il corpo spirituale, "di beatitudine", chiamato anandamaya kosha, rappresenta  nel microcosmo l’essenza dell’ultima realtà, la Coscienza  Universale,  l’aspetto che non  conosce né inizio, né  fine del macrocosmo.     

e) L’Aura interiore del corpo bioplasmico

Di particolare importanza, come già accennato, è  l'interazione   tra corpo bioplasmico (in specie la prima guaina o aura interiore) e il corpo   fisico. Le malattie, infatti, si generano da  principio proprio nel corpo eterico. In esso possono divenire percepibili  o come  accumulo o come carenza di energia in un punto ben determinato.  Se tale disturbo persiste, prima o poi può coinvolgere il  corpo  fisico, per manifestarsi infine come una malattia conclamata, così  come la si percepisce comunemente.   E in questa direzione, riequilibrando  il corpo bioplasmico, si può   influire sul corpo fisico e provocarne  la guarigione. Ma ancora prima è  possibile prevenire la malattia  del corpo fisico, intervenendo cioè   sul disturbo del corpo bioplasmico (i chiaroveggenti possono vedere l'aura   e dal colore e dalla forma inferirne lo stato di salute - cfr in Bibliografia essenziale le opere di B. Ann Brannan e di Choa Kok Sui) . Il riequilibrio dell'energia del proprio corpo si determina mediante lo scambio con l'energia di un altro corpo (quello del pranoterapeuta) attraverso  punti  di accesso (chacra) e vie di distribuzione (nadi) presenti nel  corpo eterico ma che si diffondono al corpo fisico, ovvero, per gli iniziati,   mediante l'acquisizione autonoma dell'energia con il pranayama e la sua distribuzione  attraverso chacra e nadi per effetto del controllo mentale che può influenzare, entro certi limiti, il corpo bioplasmico  e per tale via conseguire   l'autoguarigione.                   

f) Il Pranayama

  Il  Prana assume   vari  aspetti e forme nel corpo, come abbiamo visto sopra, in riferimento  ai Veda. Tuttavia appare interessante anche tener presente come descrive tali forme il "pranayama" che studia la tecnica yoga  del respiro come principale "asana" (rinuncia - giacché tutto lo yoga  non è altro che una via di ascesi e un metodo di contemplazione che  ha lo scopo di liberare il Sé prigioniero dentro l'uomo, secondo le  indicazioni iniziali del trattato Yoga - Sutra) dopo quel primo asana che  è la postura yoga. La rinuncia consiste nell'abbandono del modo spontaneo   di respirare per l'acquisizione di una modalità ritmica sempre più   lenta (nei tre tempi: inspirazione, apnea, espirazione) e soprattutto predisposta   da una concentrazione mentale (come abbiamo già visto, il prana   "penetra nel corpo in seguito all'attività della mente" per citare   dal Prasna Upanisad), tesa ad "unificazione della coscienza", attraversando cioè tutti e quattro i livelli di coscienza, da quello dello stato di veglia, a quello del sonno con sogni, a quello del sonno profondo senza sogni, fino al livello dello stato di catalessi. L'unificazione della coscienza, precisa M. Eliade (cfr. Nota n. 7), consiste nella capacità che ha lo yogin di sopprimere la discontinuità nella condizione della coscienza, tipico del profano, tra i quattro stati mentali. 

Quando si respira, si assume aria attraverso il sistema respiratorio, ma  dall'aria, oltre all'ossigeno e agli altri elementi che entrano nel ricambio  gassoso della nostra ventilazione polmonare, assumiamo anche prana o propriamente  prana-vayu o respiro vitale che si assume il compito di veicolare in noi la vita e tutte le altre funzioni che abbiamo già nominato all'inizio.
Questo soffio vitale entrando  in azione nel nostro corpo si specifica e quindi assume diversi nomi e caratteristiche  a seconda della funzione  che  svolge,  quindi è chiamato  prana nel momento dell'assorbimento e collocazione nell'occhio, nell'orecchio, nella bocca e nel naso per la respirazione, quindi samana nella sua assimilazione  e collocazione nel petto per la digestione, vyana nel cuore e nella circolazione  del sangue per la sua distribuzione nell'organismo, apana negli organi dell'escrezione  e della generazione per l'evacuazione del prana trasformato e non più  utilizzabile, infine udana o espressione attraverso la parola e collegamento  cosmico per la trasmigrazione dell'anima alla morte della creatura . Esistono poi altre vayu minori come ad esempio: "devadatta" lo starnuto;  "krikal" lo sbadiglio e "kurma" il battito di ciglia ecc.; tutte  queste  energie agiscono passando nel corpo fisico dal corpo etereo attraverso alcuni  organi collegati tra loro: gli organi sono i chakra e i collegamenti le nadi.        

g)  I Chakra

  I chakra, sempre secondo  la sapienza Veda, Yoga e Tantra, sono molti e disposti contemporaneamente  sul corpo etereo e sul corpo fisico, per svolgere un'azione di ricezione,  trasformazione e trasmissione del prana. La tradizione, però, ne prende  in considerazione soltanto una cinquantina che sono ulteriormente suddivisi in 7 principali  e secondari gli altri. Sono raffigurati,  secondo un'iconografia ricchissima  nel simbolismo microcosmo - macrocosmo, talvolta come fiori dal numero differenziato  di petali, talvolta come delle ruote che girano in un senso o nell'altro più o meno vorticosamente, offrendosi più o meno aperti a seconda del grado di sviluppo ottenuto dalla persona in quella funzione:
1) Muladara. Sta   alla   base   della   colonna vertebrale tra l'orifizio anale e gli organi genitali e presiede alle funzioni legate alla terra, è cioè il principale canale di  assimilazione del prana proveniente dalla "terra". Il radicamento  e i bisogni  primari dell'esistenza sono i fondamenti  legati  all'energia derivata da questo chakra. E' sede dell'energia kundalini, una riserva di energia necessaria  per il risveglio spirituale.
2) Svadisthana. Sta nella  regione pubica e presiede alle funzioni legate all'acqua. Assimila il prana necessario alle energie sessuali e alle emozioni primordiali.

3) Manipura.  Sta nella regione ombelicale e presiede alle funzioni legate al fuoco. Assimila l'energia necessaria alle emozioni ed è  il centro dell'energia vitale, da dove traiamo forza.
4) Anahata. Sta all'altezza del cuore e presiede alle funzioni legate all'aria. Assimila l'energia del sentimento ed è il centro che coordina  tutti gli altri centri.
5) Vishuddha. Sta alla base della gola e presiede alle funzioni legate all'etere. Assimila il prana necessario alla  comunicazione.
6) Ajna. Sta in mezzo alle sopracciglia e presiede alle funzioni legate a tutti gli elementi. Assimila l'energia necessaria ai processi intellettuali e conoscitivi.
7) Sahasrara. Sta alla sommità del capo e presiede alle funzioni superiori dell'essere. Assimila l'energia proveniente dall'universo per l'evoluzione dell'individuo.

h) Le Nadi

Le nadi sono i canali ove scorrono le energie circolanti nel corpo. Sono descritte nel "Brhadaranyaka Upanisad" in numero di 72.000, ma in altri trattati sono indicate in un numero differente, tuttavia 72 sono le più importanti e tra queste 10 sono fondamentali. Si presentano come dei canali energetici che interessano sia il corpo fisico che quello eterico. Nel punto dove due o più canali si  incontrano, si crea un nodo o chakra e, a seconda del  numero di intersezioni da cui è originato, il  chakra è  sempre più importante. Le Nadi e i vari  nodi all'incontro tra di esse determinano i punti in cui,  secondo l'antica tradizione della medicina cinese, si pratica l'Agopuntura (si legga in Appendice l'Allegato C). 


Note:
  1. S. Spinsanti, "Il corpo nella cultura contemporanea", Queriniana  Brescia   1983, pagg. 46 e57;
  2. A cura di W. Pasini, "Il corpo in Psicoterapia", Cortina Milano 1982,  pagg. 10 e 11;
  3. Il testo che segue è liberamente tratto da Pranoterapia in www.amiuniversity.com e da M. Inardi e O. Sanseverino, "L'ABC della Pranoterapia",  Maingraf Milano senza data;
  4. Rielaborazione da: Scapino  Michele, "Pranoterapia", Firenze, Olimpia, 1997;
  5. A cura di C. Della Casa, "Upanisad Vediche" Utet Torino 1976,   da  pag.   8 a pag. 26;
  6. E. Mircea, "Lo Yoga immortalità e libertà" Sansoni,  Milano   1982;
  7. E. Mircea, "Tecniche dello Yoga", Boringhieri Torino 1984, da pag. 74 a pag. 78;


Bibliografia essenziale:


L'ABC DELLA PRANOTERAPIA di M. Inardi-O. Sanseverino - Ediz. Maingraf 

PRANOTERAPIA - L'antica pratica di curare con l'imposizione delle mani di Mario Papadia - Ediz. Mediterranee

MANI DI LUCE di Barbara Ann Brennan - Ediz. Longanesi

EMERGENTE di Barbara Ann Brennan - Ediz. Longanesi

L'ANTICA ARTE DI GUARIRE CON LE MANI di Choa Kok Sui - Ed. Armenia

TERAPIA PRANICA AVANZATA di Choa Kok Sui - ediz. IPSI

TERAPIA PRANICA AVANZATA-PSICOTERAPIA di Choa Kok Sui - Ed. IPSI

EFFETTO PRANA-Concetti ed esperienze mediche in pranoterapia di Luigi Lapi Ediz. Xenia

MANUALE DI PRANOLOGIA di Giovanni Giacalone - Ediz. Mursia

CONOSCERE LA PRANOTERAPIA di Luciano Muti - Ediz. EDIERRE

IL MAGNETISMO CURATIVO di Giuseppe Gangli - Ediz. Mediterranee

L'ENERGIA CHE GUARISCE di Nicola Cutolo - Ediz. Mediterranee

LA FORZA VITALE DELLA MENTE di Benjamin O. Bibb e J.J. Weed Ediz. Armenia

IL CONTATTO TERAPEUTICO di Dolores Krieger - Ediz. Mediterranee


Linkografia essenziale:

www.anpsi.it

www.amiuniversity.com

www.alternativamente.net

www.damanhur.it

www.solaris.it

web.tin.it/associazione.aifep

www.promiseland.it

www.naturalia.net

www.spiritualsearch.it

www.barbarabrennan.com

www.globalpranichealing.com

www.healingtouch.net

www.healers.org

www.therapeutictouch.net

www.homo-sapiens.com

www.chioshealing.com


Appendice:
Allegato A

Sentenze
 
Costituisce esercizio della professione sanitaria l'utilizzazione di qualsiasi "strumento curativo" diretto a rimuovere o a ridurre disfunzioni patologiche del corpo o della mente nonché la formulazione di una diagnosi, la manipolazione a scopo curativo del corpo, la prescrizione di una terapia con eventuale somministrazione di "farmaci"; la pranoterapia, pertanto, è lecita e non integra il reato di cui all'art. 348 c.p. purché il pranoterapeuta che operi senza la collaborazione continuativa di un medico avverta espressamente il cliente che il proprio intervento non è sostitutivo di quello medico, che egli non deve interrompere la terapia eventualmente già prescrittagli e si assicuri che anche nell'ipotesi di esito positivo del suo intervento il cliente si sottoponga al controllo di un medico; l'osservanza da parte del pranoterapeuta di queste norme di comportamento determina la liceità della sua azione: tale osservanza impedisce infatti il compimento di atti propri della professione medica e garantisce che non vi sia alcun pregiudizio per la salute del cittadino. PRET - P. Verona, 11 dicembre 1986

Il reato di esercizio abusivo della professione medica può ritenersi sussistente solo nel caso in cui il soggetto abbia posto in essere comportamenti di esclusiva pertinenza e competenza del medico; la pranoterapia, consistendo in una mera imposizione delle mani senza alcun contatto diretto con il corpo del paziente, non integra gli estremi del reato previsto dall'art. 348 c.p. se non si accompagna al compimento di attività esclusive del medico. CASS - Cass. pen., sez. VI, 20 dicembre 1995
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Allegato B                                 

Discorso tenuto dalla dott.ssa Sujata Kenjale sulla MEDICINA    AYURVEDICA   - La storia, le applicazioni e la relazione con lo Yoga   - Verona,  1/10/96

Buonasera a tutti. Oggi ci siamo incontrati per parlare della storia, dei principi di base, dei metodi di diagnosi e di trattamento dell'Ayurveda. E infine della sua relazione con lo yoga e in particolare con Sahaja Yoga. L'argomento è molto interessante e spero che tutti voi possiate apprezzarlo.

Per prima cosa vediamo la storia dell'Ayurveda. Esso è un dono che la natura ci ha fatto, è una scienza molto antica che ha le sue radici in India e veniva usata già nel 4000 A.C. Secondo la tradizione indiana l'Ayurveda è stato donato dagli dei. Brahma è il fattore primordiale nella, creazione dell'universo, ed è colui che ha creato l'Ayurveda. Questa conoscenza fu trasmessa ad altri dei come Daksha, Prajapati o gli Ashwin. Quindi Indra, re degli dei, ricevette questa conoscenza e la comunicò ai suoi discepoli, Atreya, Bharadwaja, Kashyapa e Dhanyantari che la trasmisero ai propri discepoli facendola giungere sulla terra nella forma dell'Ayurveda per servire l'umanità. Fu poi suddivisa in otto parti, per poterla studiare meglio, per esempio, chirurgia generale o medicina interna.

Esistono molti libri sul'argomento: i più famosi sono la Charak Samhita e la Sushrut Samhita. L'Ayurveda è anche parte della scienza dei Veda. I Veda sono una scienza spirituale integrale sotto forma di libri sacri, la quale dona la conoscenza riguardo la vita. L'Ayurveda tratta l'aspetto fisico, mentale e spirituale della vita.

Questa è la storia dell'Ayurveda; vediamo ora cosa significa la parola Ayurveda. Ayurveda è una parola sanscrita composta da Ayus e Veda. Ayus significa vita e Veda significa conoscenza. Pertanto l'Ayurveda è la scienza della vita o la conoscenza della vita. Nell'Ayurveda il corpo non è considerato solamente sotto l'aspetto fisico: anche i sensi, la mente e l'anìma sono inclusi in esso. Perciò secondo l'Ayurveda la salute non è solo uno stato dì libertà dalla malattia, ma uno stato in cui si gioisce di ininterrotta felicità fisica, mentale e spirituale. Il principale fine dell'Ayurveda è quello di aiutare le persone malate a curare le loro malattie o stati di squilibrio, e le persone sane a ricuperare il proprio stato positivo e a prevenire le malattie.

Quando si visita una persona essa viene considerata come un tutto integrato, indivisibile. Ad esempio se ci feriamo a una gamba, sgorgano lacrime dagli occhi, non certo dal   piede. Questo  mostra che tutti gli organi sono connessi gli uni agli  altri. Nell'Ayurveda quindi non esiste un trattamento sintomatico ma  un trattamento globale di corpo, mente e anima. L'Ayurveda mette a fuoco  ogni aspetto della vita: la  vita quotidiana, la dieta, l'esercizio fisico,  la psicologia e la spiritualità. Secondo il maestro Atreya la  natura viene definita Prakrú e il  corpo umano Purush. Purush, il corpo umano, è una piccola parte di Prakrti, la natura. Questa natura  è costituita da cinque elementi  (Panchamahabhuta): acqua, fuoco, terra, aria ed etere. Nel corpo umano  i cinque elementi sono  rappresentati  nella forma di Dosha, Dhatu e Maia.

(Inizia la proiezione delle diapositive: l'Ayurveda o la scienza della vita, Brahma il creatore dell'universo e dell'Ayurveda, i Veda, libri sacri indiani e il dio della medicina Dhanvantari)

Questi sono i tre elementi presenti  nel corpo (umori), i Dosha. Sono le parti mobili e attive del corpo,  responsabili  per tutte le funzioni di crescita e decadimento del corpo. Il primo è  Vata (elemento aria), il secondo è Pitta (fuoco), e il terzo è    Kapha (acqua e terra). Questi umori si trovano nel corpo in maggiore o minore quantità. L'equilibrio di questi elementi  è responsabile della  buona salute. Il loro aumento o diminuzione  dipende dall'età, dal  giorno, dal mese e dalla stagione. Ad esempio nell'infanzia l'elemento Kapha  è prevalente. Nella mezza età Pitta predomina e nell'anzianità Vata è il maggiore.

In Ayurveda ci sono sei gusti del cibo: dolce, salato, pungente, astringente, amaro, acido. Questi sei gusti possono far aumentare o diminuire i tre umori. Ad esempio Pitta è aumentato dal gusto pungente e ridotto dall'amaro.

Il primo elemento, Vata (aria), situato principalmente nell'intestino. nelle ossa, nella regione pelvica. Governa principalmente le funzioni nervose e ha origine da ogni movimento dei corpo. Ci sono 80 malattie dovute a disturbi a questo umore (artrosi, paralisi, rigidità, problemi di cuore, ipertensione). Vata è suddiviso in cinque parti dipendenti dalla posizione e dalla funzione:

  • Prana e Udana si trovano nella testa e nella parte superiore dei torace e sono responsabili della voce e del respiro.
  • Samana si trova nell'intestino e aiuta la digestione.
  • Apana è situato nella regione pelvica ed è responsabile delle funzioni escretorie.
  • Vyana è situato nel cuore e aiuta a pompare il sangue.

Il secondo elemento, Pitta (fuoco) è situato nell'intestino, nello stomaco, nel fegato. Regola la secrezione degli enzimi e degli ormoni nel corpo, la digestione, la temperatura corporea, la pigmentazione. Esistono 40 malattie dovute a un Pitta diturbato come l'itterizia, l'acidità, la sensazione di bruciore, la faringite. Pitta è suddiviso in cinque parti dipendenti dalla posizione e dalla funzione:

  • Alochaka risiede negli occhi ed è responsabile della visione.
  • Sadhaka è presente nel cervello ed è responsabile della memoria e dell'intelligenza.
  • Ranjaka risiede nel Fegato e nella milza ed è responsabile della formazione e colorazione del sangue.
  • Pachaka risiede nell'intestino e aiuta la digestione.
  • Bhrajaka è responsabile del colore della pelle, dove risiede.

Il terzo elemento, Kapha (acqua) è situato principalmente nel cuore, nello stomaco, nella lingua ed è responsabile di una solida natura corporea, della lubrificazione delle articolazioni, della forza. Ci sono 20 malattie dovute a un Kapha disturbato: anoressia, pigrizia, espettorazione mucosa, obesità. Kapha è suddiviso in cinque parti:

  • Tarpaka protegge il cervello e il midollo spinale dalle ossa.
  • Bodhaka dona la percezione dei gusto.
  • Avalambaka è nel torace e sostiene poirnoni e cuore.
  • Kledaka è nello stomaco e aiuta la digestione.
  • Shìeshaka lubrifica le articolazioni.

Questi erano i tre umori del corpo. Anche la mente ha tre qualità: Sattva, Raja e Tamas (le triguna). In Ayurveda tutte le malattie dipendono dai tre umori e dalle tre guna. In Ayurveda la diagnosi di una malattia dipende da un breve esame del paziente effettuato sostanzialmente in tre parti: Darshana (osservazione visiva). Sparshaiia (osservazione effettuata toccando il paziente). Prashna (esame orale). Un'altro esame importante in Ayurveda è Prakriti Nidan : prakriti è la costituzione fisica e psichica dei corpo, diversa in ogni persona a seconda dei tre umori. Ci sono sette tipi di costituzioni: alcune persone possiedono un umore più dominante (Vata, Pitta o Kapha), altre ne possiedono due predominanti (circa in uguale proporzione), altri tutti e tre gli umori sono presenti in uguale quantità. Quest'ultima è la costituzione migliore ed è la più rara. Ci sono quattro fattori all'origine della costituzione: il fattore materno, quello paterno, lo stato di gravidanza e la stagione, e il cibo assunto durante la gravidanza. In base alla costituzione, le persone hanno qualità fisiche e psicologiche diverse. Vediamole.

VATA

  • Costituzione: alti, magri, ossa sporgenti
  • Occhi: piccoli, spenti, scuri, instabili
  • Memoria: notano le cose velocemente e altrettanto velocemente le dimenticano
  • Emozioni: paurosi, nervosi, depresse
  • Sonno: dormono poco, insonnia
  • Malattie: sistema nervoso (dolori, artrosi, problemi mentali)

PITTA

  • Costituzione: media, peso medio, buoni muscoli
  • Occhi: medi, sottili, arrossati, penetranti
  • Memoria: acuta, ricordano a lungo
  • Emozioni: irritabili
  • Sonno: sonno moderato, si svegliano ma si riaddormentano
  • Malattie: febbre, infiammazioni, infezioni

KAPHA

  • Costituzione: bassi, tendono all'obesità
  • Occhi: grandi, sporgenti, un-àdi, attraenti
  • Memoria: capiscono lentamente, ma quando lo fanno non dimenticano più
  • Emozioni: calmi e sentimentali
  • Sonno: profondo, difficoltà a svegliarsi
  • Malattie: problemi del tratto respiratorio (asma, bronchite), diabete

Tutte queste qualità sono dovute alla presenza eccessiva di uno dei tre umori nel corpo. Per cui vengono usate delle medicine per riequilibrarli. Un altro importante metodo di analisi è il Nadi Pariksha (esame del polso). Viene effettuato sull'arteria radiale: i dosha (umori) disturbati vengono percepiti con le dita indice, medio e anulare della mano destra. Dopo la diagnosi viene il trattamento, la parte più importante, il quale può essere di due tipi:

  1. Per le persone sane, viene chiamato Rasayana o Vajikarana, ed è finalizzato alla prevenzione delle malattie e al recupero delle energie positive. Vengono dati tonici e consigliato l'esercizio fisico.
  2. Il trattamento delle persone malate, è a sua volta di due tipi:
    • il primo è detto Sbobbana o Panchakarma e consiste nell'eliminazione dei dosha in eccesso e include anche il massaggio con oli medicamentosi;
    • il secondo è detto Shamana, e consiste nel riequilibrare i dosha in eccesso o in difetto per mezzo dei medicinali.

In Ayurveda minerali, metalli purificati, erbe sono usati come medicinali poichè sono naturali. Infatti secondo l'Ayurveda tutto ciò che esiste in natura si trova anche nel corpo perciò l'Ayurveda è basato sulla cura per mezzo di cose naturali. Questi medicinali possono avere la forma di succhi, polveri, pastiglie, infusi, decotti a seconda della necessità dei pazienti. Anche le modalità di preparazione dei medicinali sono pure e naturali, si basano sulla tradizione ed escludono qualsiasi aggiunta di elementi prodotti chimicamente. Ogni medicina possiede determinate qualità e agisce in modo molto efficace se usata nel modo giusto. La maggior parte dei medicinali sono tonici e non hanno effetti collaterali. Vanno alla radice della malattia e la rimuovono completamente. Ora vedremo diapositive riguardano alcune erbe e le loro qualità.

  • La prima rappresenta gli esercizi di respirazione (Pranayama) facenti parte di Rasayana e Vajikarna (per persone sane) La seconda, il Metodo tradizionale di preparazione dei medicinali
  • Questa è un'erba detta Amalaki (emblica officinalis): il suo frutto è usato come medicinale è ricco di vitamina C ed è termostabile. Eccellente per nutrire il corpo, per la vista, i capelli, problemi dermatologici, per il diabete e per le emorragie.
  • Questo è Trikatu: un composto di tre erbe, zenzero, pepe e pippali (piper longum). Riduce Kapha, Vata e i grassi. Stimola la digestione ed è utile nelle bronchiti, faringiti, sinusiti.
  • Haridra (curcuma): la sua radice viene usata come medicinale. Usata per problemi della pelle, asma, allergie, emorragie, è un tenue antibiotico.
  • Brahmi (centella asiatica): aiuta il sonno e la memoria, usata in casi di epilessia ed esaurimento nervoso.
  • Tulsi (basilico sacro): aumenta l'immunità, dona serenità mentale.
  • Erand (ricinis communis): radice, foglie e semi sono usati come medicinali. L'olio ottenuto dai suoi semi viene usato in problemi reumatici. Utile nell'artrite reumatoide, nella gotta.
  • Guduchi (tinospora cordifolia): ottima per febbri croniche, in particolare di tipo tubercolare. Buona anche per fegato e milza.
  • Kumari (aloe): stimolante, tonico per il fegato. Regola i movimenti peristaltici nell'intestino, aiutando la digestione ed eliminando la costipazione.
  • Gokshur (tributis terrestris): agisce come diuretico, utile in caso di calcoli, diabete e problemi uterini.

Fin qui abbiamo visto l'aspetto medicinale dell'Ayurveda, ma per curare problemi mentali e spirituali l'Ayurveda utilizza un altro metodo detto Yoga. Secondo l'Ayurveda, lo spirito, parte dell'energia suprema, che risiede nell'essere umano, è responsabile della buona salute e della pace. Quindi bisogna vivere in accordo con il fine della propria anima, dello spirito. Spesso la malattia indica che abbiamo perso il contatto con lo Spirito. L'Ayurveda afferma che per essere sani bisogna seguire i quattro principi, i quattro fini della vita. Il primo è il dharma, cioè agire nel modo giusto, sia per noi stessi che per la società. Il secondo è artha, il benessere, ovvero il possesso dei mezzi di sostentamento. Il terzo è karma, ovvero la soddisfazione dei propri desideri, nei limiti del giusto comportamento (dharma). Il quarto è moksha, cioè realizzazione del sè, lo stato più importante per l'essere umano.

Realizzazione del sè significa unione del sè spirituale presente dentro di noi con il potere divino. Secondo l'Ayurveda, al di là del corpo fisico esiste un corpo sottile, composto da una forza vitale, o una forza spirituale detta Kundalini. Come esistono dei canali nel corpo attraverso i quali i fluidi e le secrezioni scorrono, così esistono canali dei corpo sottile (detti Nadi) attraverso i quali passa quest'energia spirituale. Ci sono tre canali nel corpo: centrale, destro e sinistro. Nella scienza moderna questi canali corrispondono al sistema nervoso centrale e simpatico. Essi attraversano vari centri di energia, detti Chakra, i quali corrispondono ai plessi nervosi. Nell'India antica, per conoscere questi canali, chakra e l'energia spirituale della Kundalini, e per ottenere la Realizzazione del sè, era usato il metodo dello Yoga. Esso è molto importante nell'Ayurveda per la cura di problemi mentali, fisici e spirituali e per mantenere la persona sana. Inoltre Ayurveda e Yoga hanno origine dalla stessa scienza spirituale già menzionata, sotto forma di libri sacri (Veda).

E' una grande fortuna che nei tempi moderni Shri Mataji Nirmala Devi, nata in una famiglia cristiana in India,  abbia scoperto un nuovo yoga chiamato Sahaja Yoga. La parola Sahaj significa innato o spontaneo e Yoga significa unione. Perciò in Sahaja Yoga l'energia spirituale dentro di noi si solleva spontaneamente, attraversa  l'osso della fontanella sulla sommità del capo e dona l'unione con  il potere divino, cioè la realizzazione del sè. Il risveglio della Kundalini non è un'ipotesi o una supposizione ma è un evento che si realizza a livello del sistema nervoso centrale.  Sahaja Yoga è stato provato a livello medico all'università di medicina  di Delhi, in India; molte nazioni lo hanno accettato e hanno conferito premi a Shri Mataji per questo grande lavoro. Ora Sahaja Yoga è presente in più di 85 paesi del mondo. Io ho praticato  Sahaja Yoga per 21  anni  e ho visto che attraverso Sahaja Yoga i nostri canali e i chakra si  puliscono.

Molte malattie fisiche come asma, leucemia, epilessia, problemi cardiaci e mentali sono stati curati. Quando nel corpo sottile tutti i centri di energia e i canali sono puliti le malattie non fanno presa. Shri Mataji mi ha detto di imparare l'Ayurveda perchè Yoga e Ayurveda sono molto vicini. Lei conosce molto bene l'Ayurveda avendo Lei stessa studiato medicina. Le medicine Ayurvediche sono totalmente naturali e senza effetti collaterali e quindi molto utili durante la pratica dello Yoga. Quando una persona possiede questa energia spirituale risvegliata e i suoi canali sottili e i centri sono illuminati, le medicine Ayurvediche agiscono in modo più efficace e rapido. Direi di terminare qui e cogliere l'opportunità di conoscere Sahaja Yoga spierimentando la realizzazione del sè, che è il vero fine della vita umana. Ringrazio l'associazione Sahaja Yoga per avermi dato la possibilità di parlare di Ayurveda e della sua relazione con lo Yoga.

Grazie.
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Allegato C

Agopuntura

Questa antica arte di guarigione si basa su una conoscenza approfondita  dell'essere umano e della sua fisiologia energetica, considerando una rete  di canali  detti "meridiani" che circolano su tutto il corpo al di sotto  della  pelle e che fa confluire il "ch'i" o forza vitale in tutti i distretti. Tali meridiani  non sono i  vasi sanguigni, né  i nervi, né i dotti dell'apparato  linfatico, ma sono delle percorrenze nella pelle che   possono essere  rintracciate dalla caratteristica di una minore resistività  cutanea mediante l'uso dei  semplici "cercapunti", o misuratori  di resistività   elettrica  per la pelle. Così si possono individuare,  nelle percorrenze dei   meridiani,  dei punti di affluenza del "ch'i". I meridiani, in numero di 12 divisi tra Yin e Yang, sono profondamente  nascosti  all'interno dei muscoli, ma divengono individuabili nei punti di affioramento epidermico. In questi punti, che sono in  numero di  365, infatti, i meridiani risalgono in superfice al di sotto della pelle. Questi punti di affioramento  hanno  un diametro di 25 millimetri, ed è importante toccarli  (ovvero infliggervi  un ago, oppure esercitare una pressione nella digitopressione)  con perizia  per non scombinare le energie circolanti.



 

 

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