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    Storia dell'Educazione Fisica in Italia dall'Unità  alla Conferenza Nazionale sulla Scuola (1990)

                                                                       articolo pubblicato su "Didattica del Movimento", n. 67/70 del lug./ott. 1990

    1. La legge Casati

    La legge Casati, varata il 13 novembre 1859 da un governo straordinario della Destra moderata che, sotto la guida di Cavour,  sta imponendo la propria soluzione risorgimentale, cade all'indomani dell'armistizio  di Villafranca, interessando, quindi, l'allora territorio del Regno di Sardegna  (cioè gli attuali Piemonte, Liguria, Sardegna e Lombardia). Ma nel  breve volgere di un anno, si estende, per effetto della conquista sabauda,  a tutta l'Italia (meno Veneto, Trentino e Roma). Di fatto questa legge, destinata  in origine alle due regioni più avanzate nell'organizzazione scolastica,  e cioè Piemonte e soprattutto Lombardia (che risultava avere una metà  della popolazione alfabetizzata con 4.000 tra scuole elementari ed asili aportiani, cfr. nota 1) viene estesa a situazioni scolastiche del tutto diverse e non  adeguate (soprattutto il Napoletano e lo stato della Chiesa) con l'effetto di stabilizzare da quel momento un persistente divario tra Nord e Sud d'Italia.

    Prima di questa legge infatti la scuola primaria era presente in modo congruo (ai tempi) in Piemonte e nel Lombardo Veneto (dove era stato introdotto l'obbligo scolastico per la scuola elementare fin dal 1818), nelle altre regioni aveva una certa diffusione la scuola media  di carattere umanistico (gestita dai Gesuiti), mentre era ben sviluppata in tutti gli Stati italiani preunitari l'istruzione superiore universitaria (per la preparazione dei dirigenti e degli amministratori degli apparati burocratici),  anche a seguito dell'ammodernamento delle cattedre operato dalla riforma napoleonica al tempo delle Repubbliche in piena prima campagna d'Italia. Le scuole tecniche secondarie poi, nate dalla necessità di applicare le nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche al settore agricolo, erano diffuse solo in Toscana ed in Lombardia.

    La legge Casati prevede i tre gradi d'istruzione:   a) primario e popolare, gratuito per 4 anni, diviso in due cicli,  a carico dei Comuni; b)  secondario ad indirizzi classico o tecnico;  c) universitario.  Il grado secondario è costituito da  due scuole completamente    diverse: la classica (5 anni di  ginnasio più 3 di liceo) che dà accesso all'università   e la tecnica (3 anni di scuola tecnica più 3 di istituto tecnico)  che prepara alle professioni intermedie tra quelle puramente  esecutive  (scuole popolari) e quelle dei professionisti e dei dirigenti (università,   cfr. nota 2). Il Ministero dell'agricoltura e commercio poi ha l'incarico   di gestire una scuola professionale, breve ed abilitante ai vari lavori,  totalmente scorporata dal sistema scolastico, ed in seguito avrà anche  alcuni indirizzi tecnici.

    Questa legge sancisce anche l'obbligo della "Ginnastica militare" negli Istituti di istruzione secondaria in conformità al modello prussiano di R. Obermann, ginnasiarca svizzero chiamato a Torino fin dal 1833 dal Ministero della guerra per l'addestramento dei militari. Il suo primo testo "Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi di Regia Truppa" del '49, poi ribadito più volte nella formazione dei docenti, introduce un metodo di insegnamento semplice, ma efficace, perché impostato sul comando e sull'esecuzione collettiva, elementi tipici di un ambiente fortemente gerarchico come quello militare (ma non tanto lontano, come potrebbe apparire alla sensibilità pedagogica odierna, dalle correnti vedute educative dell'epoca, se i Gesuiti nelle loro scuole richiedevano un'ubbidienza cieca ed assoluta "perinde ac cadaver" , cioè con la remissiva passività di un cadavere, cfr. nota 3). Un modello poi generalmente praticato, anche se con qualche adattamento educativo, fino a giorni abbastanza recenti del secondo dopoguerra, quando è avvenuto un definitivo riconoscimento del fenomeno sportivo come fatto culturale e della pratica psicomotoria come fatto educativo.

    Così altre forme di attività   motoria educativa che già    sussistevano per antica   tradizione risalente all'Umanesimo e Rinascimento italiano (cfr. nota 4), ancorché   non sistematiche o introdotte in modo libero e facoltativo, non vengono prese  in pari considerazione (come nuoto, equitazione, danza, scherma, acrobatica   o quei  giochi popolari che risultano abbondantemente presenti in modo   vario e precipuo in tutte le regioni d'ltalia, tanto accattivanti da invitare   lo straniero alla descrizione documentaria, cfr. nota 5). Il governo liberale   della destra storica vuole la ginnastica militare perché risponde  a precisi compiti di preparazione della popolazione alla conquista dell'unità   nazionale, cfr. nota 5. E del resto è il modello che sta diffondendosi   un po' in tutta Europa a seguito della prima industrializzazione, salvo che  in Inghilterra, dove Arnold aveva appena sviluppato il Metodo Sportivo che,  utilizzando in modo preponderante le contrapposizioni tra i raggruppamenti  degli alunni nei collegi mediante l'agonismo acceso, formava una mentalità   fortemente competitiva ed individualista, ma tenace e resistente nel perseguimento   degli scopi.

    Nella legge Casati si stabilisce, dunque, che: "La ginnastica e gli esercizi mili litari saranno insegnati in tutti gli istituti di istruzione secondaria a qualunque grado e a qualunque classe essi appartengano. Il Capo dell'istruzione pubblica nominerà il maestro di ginnastica e l'istruttore  preliminare". Così i Regolamenti sulla Teoria e norme per l'istruzione ginnastica dettati dal ministro De Sanctis nel 5 febbraio 1862 definiscono  due livelli di applicazione: quello elementare per le classi ginnasiali e tecniche e quello superiore per le classi liceali. Il livello elementare è  costituito da un' articolazione graduata delle esercitazioni a corpo libero e agli attrezzi già indicate nel modello obermanniano (i docenti fin dal '47 sono preparati nei corsi pubblici e privati gestiti dalla Società Ginnastica di Torino e condotti nel trimestre estivo dall'Obermann in persona fino alla  sua morte nel '69). Il livello superiore comprende, in ore distinte, l'istruzione ginnastica in prosecuzione del curricolo precedente e l'istruzione militare sul maneggio delle armi, il tiro, la scherma alla baionetta ecc. condotta da personale militare.
     

    2. Dalla legge Casati alla riforma Gentile                

    L 'istruzione nei primi anni del regno d'Italia è   oggetto di numerosi interventi degli amministratori: in particolare il programma  della Sinistra è rivolto al potenziamento della scuola elementare (dove si fissa l'obbligo del ciclo  inferiore portato a 3 anni) e di quella tecnica, dove trova sviluppo lo sbocco  universitario della sezione tecnico-matematica dell'istituto. Così anche questa materia si ridefinisce,  divenendo   "Ginnastica educativa" col De Sanctis ('78) e poi "Educazione fisica", recependo l'orientamento Positivista almeno nel nome, con  la Commissione Todaro ('93).

    Questo primo complesso di interventi le permette di scolarizzarsi, di adeguare la preparazione degli insegnanti (una prima  istituzione della scuola normale per i docenti di Ginnastica ad opera del  ministro Cantelli avviene nel 1874, poi definitivamente fissata con sede in Roma dal ministro Coppino ne1 1886, sotto il controllo diretto del Ministero  dell'istruzione e con corsi della durata di 10 mesi per docenti già  in possesso del diploma di maestro elementare), di inserirsi anche nell'educazione  femminile, di godere di una propria direzione amministrativa ministeriale,  di un proprio bilancio e dell'inquadramento nel ruolo C dei propri docenti;  le permette in definitiva di costruirsi il proprio bagaglio organizzativo   e dottrinario che viene riconosciuto ufficialmente con le leggi De Sanctis  e Coppino già citate (cfr. nota 7).

    Quest'ultima riforma, pur ribadendo gran parte dei   programmi e delle indicazioni metodologiche del '78 che avevano visto l'estensione   della ginnastica anche alle scuole elementari e alle scuole normali (magistrali)   , riceve finalmente un'impostazione unitaria su valide concezioni educative  per effetto dell'intervento in fase di progettazione e stesura di E. Baumann,  l'unica vera personalità della ginnastica nazionale capace di proporre  un'autorevole alternativa al modello militare (cfr. nota 8), ma poi succube  del medesimo nel contrasto con F. Valletti, l'ispettore centrale per l'educazione  fisica (suocero di Baumann) che più  osteggiava le sue idee scientifiche  e progressiste a favore dei vecchi  concetti obermanniani (cfr. nota  9).

    I programmi sono distinti per sesso (fatto ovvio a quei tempi) e per ciascun livello scolastico: a) per le scuole elementari,   b) per i ginnasi e le scuole tecniche, c) per i licei e gli istituti tecnici,   e d) per le scuole normali dove, per la prima volta, si aggiungono anche  un programma teorico e le esercitazioni di tirocinio didattico. Mentre infuriano le polemiche relative ai nuovi modelli educativi delle diverse  società ginnastiche, sulla spinta  positivistica di un'accurata  ricerca scientifica (in Francia con Marey, Tissié e Demeny), si accentuano  le indicazioni volte a razionalizzare le esercitazioni e ad adeguarle maggiormente  a finalità fisiologiche (in Italia i  medici Mosso e Celli osteggiano  la ginnastica di palestra a favore dell'attività in ambiente naturale).

    Tutto questo movimento critico va a confluire nella   riforma  che cade sotto il nome del ministro Baccelli nel 1893 e purtroppo,   al di là delle intenzioni, rimane senza pratica attuazione. Ugual  sorte, mentre si sviluppa il movimento sportivo moderno nazionale ed interrnazionale (è di questi anni la rinascita delle Olimpiadi Moderne) e si fonda  l'Unione degli insegnanti di ginnastica d'ltalia (1897), ha la successiva  legge Rava, Daneo, Credaro de11909. Questa legge infatti prevede un potenziamento  delle strutture e degli impianti proprio quando sta cominciando una grave  crisi economica che blocca lo sviluppo della prima industrializzazione del  paese.

    Così al sorgere del nuovo secolo (Novecento)   il semplice ed ormai diffuso metodo obermanniano nato dalla ginnastica militare  mostra una forte resistenza al cambiamento educativo; la confusione regna  tra le scuole dei docenti, dipendenti da ben tre diversi ministeri (Guerra,  Istruzione e Interni) e in concorrenza tra loro; le lezioni in un anno scolastico  sono poche (talvolta 10-12 in tutto) impartite in locali  spesso non  adeguati e tra la sufficienza degli altri insegnanti. Nella società  civile intanto avanzano celermente sport e giochi, mentre all'estero si impongono  nuove forme educative come lo "scautismo" inglese, il "metodo naturale hebertiano"  in Francia, la "ginnastica pura tedesca" antesignana della ginnastica ritmica  femminile, cfr. nota 10. Alla fine della I guerra mondiale, accanto alle perduranti tendenze all'incorporazione dell'educazione fisica nella sfera di competenze del Ministero della guerra,  compare un diffuso orientamento per la creazione di un nuovo ente che la gestisca completamente fuori della scuola.


3.  La riforma Gentile e la fascistizzazione
La scuola italiana riceve la forma che la   distinguerà in gran parte ancora fino alla fine del Novecento (se  si esclude la  scuola media) dalla riforma che il ministro Gentile firma  ne11923, in pieno clima idealistico di reazione al Positivismo della fine  del secolo precedente che aveva, invece, caratterizzato le ultime riforme  dell'insegnamento. Gentile fa parte del primo governo Mussolini   e in un paio  d'anni d'intensa attività imposta le leggi fondamentali   e poi i singoli  regolamenti (avvalendosi per le scuole elementari dell'apporto di G. Lombardo Radice) di una scuola che non intende rispondere alle forti richieste di un sistema  industriale tornato in piena espansione. Al termine della sua fatica il filosofo  si dimette assistendo in silenzio  ad una serie di aggiustamenti  (progressiva fascistizzazione) che modifica  solo parzialmente la struttura (con lo sviluppo degli istituti tecnici e delle scuole professionali), ma piuttosto, adegua le  formule e gli strumenti metodologico-didattici nonché lo stato giuridico dei docenti a fini di controllo ideologico, cfr. nota 11.                    

L' ordinamento degli studi prevede: a) l'istruzione  elementare uguale per tutti con un grado preparatorio (scuola materna dai 3 ai 6  anni) e la scuola elementare (5 anni divisi in due cicli con scansione 3 - 2); b)  la scuola media "canalizzata", distinta cioè in numerosi tipi di istruzione; c) l'università a proseguire il canale secondario. Il primo grado di scuola media  presenta: la scuola complementare, senza sviluppo superiore, di 3 anni (poi  divenuta avviamento professionale); il ginnasio con un corso inferiore di 3 anni  ed uno superiore di 2; il corso inferiore dell'istituto tecnico di 4 anni; il  corso inferiore dell'istituto magistrale di 4 anni; la scuola d'arte di 3 anni e  il corso inferiore del conservatorio musicale.

Nel secondo grado di scuola secondaria  si trovano: il liceo  classico di 3 anni a proseguire il ginnasio; il liceo  scientifico (4 anni dopo  il corso inferiore del ginnasio); il corso superiore  dell'istituto tecnico di 4  anni con sezioni per geometra e per ragionieri;  il corso superiore dell'istituto  magistrale per 3 anni, dell'istituto d'arte  e del conservatorio musicale; e per  concludere, il liceo femminile di 3 anni senza sbocchi universitari, mentre generalmente ad ogni canale secondario  corrispondono specificatamente gli accessi a talune determinate facoltà universitarie. L'obbligo scolastico è esteso al 14° anno d'età, il  passaggio tra  i vari gradi d'istruzione avviene mediante esami e l'insegnamento  religioso  assume una notevole importanza (anche per effetto del primo Concordato), mentre l'istruzione industriale (professionale) va ancora alle  competenze  del Ministero dell'economia nazionale.

La riforma Gentile, secondo il sociologo M. Barbagli (cfr. nota 12), è: "un progetto organico di  cambiamento dei meccanismi di socializzazione e di selezione del sistema scolastico Casati che mirava a due diversi obiettivi l'addestramento alla più  completa subordinazione degli allievi e la diminuzione dell'offerta di forza  lavoro intellettuale".

L 'educazione fisica, anche se ottiene un interessante statuto a1l'interno del severo sistema pedagogico gentiliano che fa piazza pulita dei  criteri più o meno utilitaristici del precedente periodo positivista, affermando che l'educazione del corpo non è rivolta a formare soldati per la patria o sani  corpi per la vita e il lavoro industriale, bensì per formare il carattere morale  o la volontà di ciascun allievo, giacché il corpo non è considerato nelle sue  determinazioni fisiche, ma nella sua essenza spirituale, viene scorporata dai  programmi degli insegnamenti secondari (anche se rimane però nel programma per  le scuole di grado preparatorio ed elementari come pure negli istituti magistrali),  per essere autonomamente realizzata presso le società ginnastiche e sportive all'uopo designate dall'Ente nazionale per l'educazione fisica (Enef) che, sotto la sorveglianza del Ministero della pubblica istruzione, è anche  autorizzato alla preparazione del proprio personale docente. Con ciò Gentile  accoglie un progetto innovativo che prevede l'estensione di questa dimensione  educativa a tutta la vita, dall'infanzia alla vecchiaia, di R. Guerra (cfr. nota 13).

L'Ente, presto in difficoltà  per carenza di mezzi, subisce la prima fascistizzazione scomparendo per dar luogo all'Opera Nazionale Balilla  (Onb) nel 1927 che, tornata di nuovo alle dipendenze del recente Ministero  dell'educazione nazionale con la costituzione  di un nuovo Sottosegretariato  dell'educazione fisica e giovanile (cfr. nota 14), gestisce  sia l'insegnamento scolastico che  l'organizzazione su scala nazionale di  attività paramilitari (esercitazioni,  campi Duxe e parate) e delle  iniziative salutistiche (campeggi e colonie) di  bambini, ragazzi e giovani  studenti e lavoratori, smorzando una buona volta le  contese intestine tra  le varie scuole ginnastiche e dando anche largo spazio a  giochi e attività  sportive sia individuali che di squadra (cfr. nota 15).

I fanciulli dai 6 ai 13 anni (balilla)  e i giovani fino ai 17  anni (avanguardisti) sono raggruppati, al di fuori  della loro collocazione  scolastica e distintamente riguardo al sesso, in  squadre di 35/40 allievi sotto  la guida di un docente che segue 12 squadre  per 2 ore settimanali ciascuna, più   una mezza giornata alla settimana  dedicata collettivamente alle esercitazioni    all'aperto (per le esercitazioni  militari sono comandati da ufficiali   della  Milizia fascista). L'organizzazione  dell'educazione fisica   si diffonde in tal  modo capillarmente nel paese e  sbocca annualmente   nelle manifestazioni  obbligatorie per tutti (saggi ginnici  e  campionati sportivi) e a tutti i livelli  scolastici. Per la formazione    dei docenti si aprono le Accademie fasciste di  Roma (maschile) e di  Orvieto  (femminile) rispettivamente nel 1927 e ne1 1932. I docenti sono promossi al ruolo A ottenendo uno status professionale di un certo rilievo (cfr. nota 16).

Il risultato raggiunto è però utilizzato dal regime nel 1937  con la costituzione della Gioventù  italiana del littorio (Gil) nella seconda  fascistizzazione che realizza  l'ulteriore scorporazione dell'insegnamento  dal Ministero per l'educazione  nazionale e soprattutto dà una connotazione  maggiore in senso militare. Nella Gil i ragazzi sono ripartiti in 5 gradi, il primo fino a  8 anni, il secondo fino a 11, il terzo fino a 13, il quarto fino a 15 e il  quinto fino a 18; dall'età di 12 anni il programma comincia a differenziarsi in  funzione del sesso.

Gli insegnanti, passati alle dirette dipendenze del Partito nazionale fascista, subiscono un netto orientamento ideologico svolgendone purtroppo anche il conseguente ruolo politico sia in seno all'istituzione scolastica che nella società civile. Così benché l'azione didattica sia sempre più adeguata a concezioni educative di ampio respiro, l'opera di fascistizzazione diviene sempre più evidente: la mezza giornata dedicata all'esercitazione all'aperto assume sempre più la forma dell'adunanza e della parata del pomeriggio del sabato fascista; la divisa è sempre più militare e sempre meno ginnica; il maneggio delle armi, una volta riservato ai giovani liceali, ora è compito di un'età sempre più prematura.

Solo nel 1940, all'interno di un progetto di riforma chiamato Carta della scuola curato dal ministro Bottai che si realizza,  a causa della  guerra, unicamente per ciò che concerne la scuola   secondaria inferiore (chiamata unica perche unificava nel modello ginnasiale col latino anche i corsi inferiori delle altre scuole od istituti, ma di  fatto rimaneva accanto all'avviamento professionale e alla scuola postelementare),  gli insegnanti di educazione fisica ritornavano "subordinati al Capo d'istituto" rientrando in tal modo nell'organizzazione scolastica, pur mantenendo quel ruolo politico a cui si è già fatto cenno fino alla caduta  del Fascismo.
 

4. Il secondo dopoguerra e il boom economico

L' economia italiana dopo la seconda guerra mondiale imbocca la strada della ricostruzione, anche se al traino dell'economia e del mercato statunitense come gli altri paesi europei occidentali; si assiste così all'espansione dello sviluppo con progressiva trasformazione del paese da una prevalenza agricola ad una industriale, con concentrazione dei poli produttivi al Nord fino agli anni del decollo economico (il boom del '62). Nell'immediato dopoguerra la scuola, nonostante le indicazioni della Sottocommissione alleata per la defascistizzazione dei testi e dei programmi (C. W. Whasburne che la dirige viene dall'esperienza di Winnetka, una delle punte della scuola attiva americana, dove si era definita e sperimentata, tra l'altro, quella nuova strategia  didattica che è il Mastery Learning) e del Comitato di Liberazione per l'Alta Italia (che porta le esperienze delle repubbliche partigiane tra cui spicca quella dell'Ossola), mantiene inalterata la sua precedente situazione; l'insegnamento di educazione fisica rimane obbligatorio nei gradi primario e secondario.

Per il momento (1945/46) si dettano programmi provvisori e si decreta che il voto del docente non ha più alcuna validità nel calcolo della media dei punti ai fini dell'ammissione agli esami, dell'iscrizione a scuole e della dispensa dal pagamento delle tasse scolastiche. Gli insegnanti collusi col Partito Fascista sono epurati, mentre per gli altri si istituisce un ruolo transitorio. M. Gallo a Venezia pubblica la rivista "Cultura fisica" e S. Mazzarocchi a Bologna pubblica "Educazione fisica nella scuola" che, dopo 10 anni, sotto la direzione del medico C. Descovich, diviene l'organo del Centro studi per l'Educazione fisica  (il Centro che negli anni '60 organizzerà il Primo Convegno Europeo sull'Educazione Fisica a Bologna).

Intanto però si apre il  dibattito  politico sulla scuola nei lavori dell' Assemblea costituente (cfr. nota 17),  le cui conclusioni, poi fissate nella Costituzione della Repubblica sono:  diritto al pieno sviluppo della persona umana (art. 3); libertà di  arte e scienza e del loro insegnamento, istituzione della scuola pubblica,  scuola privata libera senza onere per lo Stato (art. 33); obbligo scolastico  almeno fino ad otto anni in una scuola gratuita e diritto allo studio per  i più capaci (art. 34); la formazione e l'elevazione professionale   dei lavoratori (art. 35); diritto all'educazione e all'avviamento professionale  di minorati ed inabili (art. 38).  La realizzazione di questi princìpi    ha costituito lo scopo di gran parte del  dibattito politico e sindacale   oltreché l'oggetto della lotta sociale nei primi quarant'anni della   Repubblica (Prima Repubblica), e tuttavia ancora attende pieno compimento   dall'esordio della Seconda Repubblica nel Terzo Millennio.

L' educazione fisica cerca una sua nuova strada  (Franzoni, Mazzarocchi e Ferrauto del periodo anteguerra  lasciano una  difficile eredità  ad Enrile, Perrotto, Monti, Boni, Ciammaroni,  Giuliano, Di Donato, Gotta ed altri), cercando di scrollarsi di  dosso  il ricordo del ruolo politico giocato nel periodo fascista. Nel 1952 una Commissione d'insegnanti detta nuovi programmi per la scuola secondaria di I e Il grado, per lo  più (se si eccettua l'introduzione della  ginnastica ritmica per le alunne) restringendo i già ristretti  programmi provvisori:  si indicano normativamente le specifiche esercitazioni distinte  per  sesso e per anno,  con una limitazione notevole delle attività educative ludiche e presportive, manifestando un respiro  pedagogico cosi ristretto  da tornare  indietro di molti anni e come se l'esperienza dell'Onb non fosse mai avvenuta. Nel 1955 si varano quelli per le elementari, se possibile, più arretrati di quelli predisposti da O. Lombardo Radice trent'anni prima.
      

Nel 1958, infine, giunge la legge organica sull'educazione fisica, in vigore fino alla fine del secolo (L. n. 88 del 7 febbraio 1958) che istituisce il ruolo B per i docenti, l'Ispettorato centrale, i Coordinatori di Educazione fisica e sportiva presso i Provveditorati agli studi più l'ordinamento dell'lsef di Stato (che rilascia un titolo di studio poi riconosciuto nella CEE) con corsi distinti  per allievi e allieve. In seguito si aprono così, dopo quello di Roma, diversi Isef privati e poi  pareggiati; ma per preparare il necessario contingente di docenti si  adottano due canali: infatti accanto ai corsi  universitari triennali a  numero chiuso e fortemente selettivi, si prevedono alI' occorrenza dei corsi  speciali,  perché  assai concentrati nel tempo, al fine di qualificare la maggior parte di docenti  aspecifici,  cfr. nota 18, cioè immessi in servizio senza qualifica  professionale,  ma su chiamata dei presidi (l'ultimo dei quali è stato istituito dalla legge 270 del 1982). Nel frattempo riprende  vigore lo sport scolastico: il Ministro della Pubblica istruzione apre la  collaborazione  col Coni per il conseguimento dei brevetti sportivi  nel '50; seguono poi  la costituzione dei Gruppi sportivi scolastici  nel '61; l'apertura dei Giochi della gioventù, nati per le Società Sportive, anche alla  scuola nel '68 e il loro riconoscimento ufficiale come attività extrascolastica nel '75.

Sul finire degli anni '50 si sviluppa il tema dell'agganciamento del sistema scolastico al sistema produttivo, cfr. nota 19. L'istituto di ricerche sociali Svimez con un'inchiesta nazionale  porta d'attualità l'insufficienza della scuola per le presenti e soprattutto  per le future richieste dell'industria; previsioni frutto  di una impostazione  scientista della  ricerca sociale, incapace di vedere  la realtà  delle cose che, infatti,  si rivelerà di segno opposto, cfr. nota 2O. Il ministro Medici, intanto, prepara un piano organico per la scuola e l'università (con giusti riconoscimenti all'educazione fisica) che,  dopo difficili vicende parlamentari, si riduce ad un intervento settoriale  sulla scuola media: ecco, infatti, che sull'onda  di una nuova formula  di governo (il Centro-sinistra) l' accordo politico tra la parte socialista  e la parte democristiana cade su una scuola media unitaria, istitutita con  la L. 1859 del 31 dicembre1962, cfr. nota 21, che ingloba la vecchia scuola  media unica del Bottai, l'avviamento professionale e la postelementare (negli  ultimi anni in forte aumento sotto il ministro Gonnella).

Nel '63, dunque, nascono nuovi programmi d'insegnamento dell'educazione fisica per la secondaria di I grado (non più distinti per anno,  ma solo per sesso e,  per certi versi, innovatori, benché consistano ancora prevalentemente in un elenco di esercizi). In attesa della riforma conseguente, almeno così la si considerava allora, della scuola secondaria di II grado poi (imminente nelle attese del mondo della scuola, legata com'è a quella del grado inferiore), alcuni insegnanti con l'ispettore E. Enrile nel Convegno di Camaiore tenuto nel '65 propongono un documento che vuole esprimere nuove linee programmatiche anche per questo livello di scuola, con contenuti e metodologie più aderenti alle necessità dei tempi e nel rispetto dello sviluppo corporeo, affettivo, intellettivo  e sociale dell'adolescente, cfr. nota 22.

I programmi per la scuola media,  dettati 1'11 maggio 1963, risultano costituiti da un'ampia e articolata introduzione  generale che pone in evidenza il significato di una scuola realmente unica  e del ruolo che essa deve realizzare nella formazione dei giovani in una società democratica. Ad essa si richiama la premessa  specifica ai programmi di educazione fisica  che indica le finalità generali dell'intervento educativo e alcuni suggerimenti metodologici come: il lavoro di gruppo per l'individualizzazione dell'insegnamento; prevalenza dell'uso del  comando ad invito e discrezione nella proposta degli esercizi d'ordine; netta preferenza per l'impiego del movimento naturale, preatletico o ritmico (contro il movimento fortemente precisato dei programmi del' 52)  e largo spazio alla professionalità del docente nella ricerca di variazioni d'intensità, misura, ritmo, andamento, dinamismo, successione e combinazione. Gli esercizi poi sono  divisi in due gruppi: quelli di formazione e sviluppo da un lato e quelli  di applicazione dall'altro; con ciò si intrduce in modo pragmatico il concetto di programmazione nel piano  didattico, cfr. nota 23.
 

5. Verso un nuovo modello in una nuova scuola

Dopo il boom economico si ha un  lungo periodo di depressione che giunge fino ai primi anni '80, interrotto  da brevi fasi di ripresa.  I settori industriali chimico e metalmeccanico  non si espandono più, anzi tendono a ridurre il mercato del lavoro  organizzandosi scientificamente nella produzione (automazione), mentre comincia  a crescere il settore  dei servizi pubblici e privati (terziario). Nel  '68 scoppia, intanto, la contestazione studentesca che ottiene la liberazione  degli accessi alle  facoltà universitarie sulle ali di un altro fenomeno importante per tutta la  società italiana: la scolarizzazione di massa. Tale fenomeno viene accompagnato purtroppo da una dequalificazione del livello  educativo medio e da varie forme di mortalità scolastica (ripetenza, abbandono ed elusione dell'obbligo) contro la progressiva eliminazione (pressoché totale) della selezione diretta e manifesta nella  scuola elementare e media,  oltreché da rilevanti problemi di  riconversione e formazione dei docenti, cfr. nota 24.

Con gli anni '70 nella scuola italiana si affermano i sindacati confederali che gestiscono nei confronti del Ministero la richiesta di passaggio in ruolo da parte di tutti quei docenti immessi in forma provvisoria nella scuola per far fronte alla scolarizzazione di  massa e qui mantenuti in uno stato precario. Sono ancora questi sindacati  ad ottenere i corsi delle 150 ore per gli studenti lavoratori (inizialmente del comparto metalmeccanico) nel '73 e i cinque decreti delegati del '74 sul riordino dello stato giuridico, sugli organi collegiali, su sperimentazione  e aggiornamento ecc.; decreti che finalmente, nel rispetto della legge delega  approvata l'anno precedente dal Parlamento, fondano le figure giuridiche degli operatori scolastici, definendone anche i legittimi strumenti,  i diritti e i doveri, le specifiche competenze all'interno di un cambiamento  globale di gestione della scuola (gli organi collegiali riconoscono un ruolo  imprescindibile a genitori ed alunni), cfr. nota 25.

Alle elezioni politiche del 1975 il PCI consegue un numero di voti ormai pari a quello della DC. Si prepara, conseguentemente al sorpasso e a governare il paese.  Per quanto riguarda la scuola propone una fase di ampie innovazioni e tra queste anche l'insegnamento di educazione fisica vedrà uno spostamento sostanziale di orientamento.  Mentre, come vedremo, la DC aveva canonizzato col Personalismo (G. Giugni) che dell'istruzione della sfera del corpo se ne occupasse l'insegnamento di Educazione Fisica,  presente obbligatoriamente nei programmi dell'area comune di ogni livello di scuola come nucleo educativo fondante delle varie altre tecniche (ed. sportiva, ed. psicomotoria, ginnastica ecc.) e un altro partito, da tempo coinvolto in responsabilità di governo, come il PSI, a sua volta proponeva il potenziamento di quel nuovo orientamento che era costituito dall'Educazione Psicomotoria all'interno del potenziamento dei Linguaggi non Verbali, il PCI col suo responsabile per la ricerca scientifica G. Berlinguer e gli altri responsabili per la scuola e l'Uisp definisce una linea di annientamento della materia (a cominciare dal nome) e la sua sostituzione con lo Sport (prendendo le distanze da altri orientamenti marxisti fortemente contrari all'agonismo) che, tra l'altro, si presenta come un mondo pieno di voti a disposizione di chi li sa cogliere, cfr. nota 26 .

Nella scuola, intanto, una nuova riforma al fine di realizzare appieno il diritto allo studio, alla piena formazione e alla scolarizzazione degli handicappati, sancito dalla Costituzione, avviata già nel livello primario con la legge sulle attività integrative nel tempo pieno (L. n. 820 del 1971), viene applicata nella scuola dell'obbligo con la legge n.  517 del 1977 (programmazione delle attività integrative e di sostegno nelle160 ore, sostegno per gli handicappati, abolizione degli esami di riparazione nella scuola media, delle classi differenziali  e di aggiornamento, introduzione del giudizio di valutazione al posto dei voti). Nello stesso anno la legge n. 348 aveva già dato un nuovo ordinamento al piano di studi della scuola media (introduzione dell'educazione tecnica e di quella musicale, potenziamento delle scienze, abolizione delle opzioni tra cui quella per il latino, definizione delle modalità dell'esame di licenza), cfr. nota 27, e per finire nel 1979 vengono varati i nuovi programmi d'insegnamento e nel 1981gli orientamenti per l'esame di licenza media, mentre per le superiori, caduta definitivamente la speranza di una riforma per il collegamento con la media, si sviluppa la sperimentazione della struttura comprensiva in particolare per il biennio unitario (Bus).

Poiché i programmi di educazione fisica, diversamente dai precedenti, sono comuni per maschi e femmine, quello stesso anno due docenti di sesso femminile chiedono ed ottengono, dopo l'intervento del Pretore di Pordenone, di essere incluse nelle graduatorie maschili degli aspiranti all'insegnamento nella scuola media, essendo quelle femminili già chiuse per saturazione delle cattedre libere. Al di là del fatto specifico, tuttavia, nasce una riflessione, talvolta anche polemica, da cui deriva una sperimentazione sotto autorizzazione ministeriale (ex art. 3 Dpr. 419/74) sull'insegnamento per classi miste (benché la coeducazione fosse già stata sperimentata nelle scuole medie integrate a tempo pieno e nei Bus),  prevalentemente localizzata nelle regioni settentrionali, cfr. nota 28.

Sulla spinta della Teoria dell'Istruzione bruneriana e della conseguente Tecnologia dell'Educazione, anche nella scuola italiana di matrice gentiliana si impostano i problemi della programmazione educativa e didattica (recepita nei Programmi del '79) e della operazionalizzazione degli obiettivi di insegnamento per adeguare alle caratteristiche dei soggetti in apprendimento il curricolo manifesto (complesso delle esperienze di insegnamento proposte da una scuola ai suoi alunni) piegando a questa logica progettuale contestualizzante la generica prescrittività del Programma nazionale, cfr. nota 29: i nuovi programmi della media, e poi quelli di educazione fisica delle superiori ('82) e quelli di educazione "motoria" (cambio del nome realizzato dalla Commissione Fassino, già in linea con l'ottica comunista) delle elementari ('85) presentano non  più una lista normativa di esercizi, ma gli obiettivi didattici generali, lasciando alla professionalità del docente, mediata dagli organi collegiali, il compito di definire procedure, percorsi, tempi e materiali, oltreché la verifica e la valutazione (che rimangono sostanzialmente senza parametri di riferimento).

Nei primi anni '80 si conclude anche un altro itinerario educativo importante per il rinnovamento della scuola: quello dell'integrazione scolastica deglialunni con svantaggio socioculturale . Con l'istituzione delle classi a tempo prolungato nella scuola media (Dm e Om 22/07/1983) si abolisce il doposcuola facendo tesoro delle esperienze di tempo pieno nelle scuole integrate, cfr. nota 30, e dei "controscuola", cfr. nota 31. I docenti della classe sono titolari sia delle attività curricolari che di quelle extracurricolari, eliminando così una situazione che aveva in precedenza creato problemi di unitarietà nel processo educativo. In più,  poi, i docenti di educazione fisica nelle classi a tempo prolungato si trovano ad insegnare a classi miste, portando l'esperienza anche delle LAC (Libere attività complementari)  dell'ex doposcuola che avevano preso molte prospettive didattiche sia  dalla "psicomotricità" francese che dal patrimonio popolare del gioco e della danza, dell'animazione e della drammatizzazione, aprendo così nuovi spazi culturali e metodologici alla disciplina.

Nei fermenti culturali provocati dall'applicazione dei nuovi programmi (per altro non accompagnata neppure da una minima formazione del personale), dalla sperimentazione e dall'insegnamento nelle classi a tempo prolungato, dalle esperienze psicomotorie ed espressivo - comunicative col movimento comincia a manifestarsi un nuovo modello educativo capace di rispondere anche alle nuove richieste di una società ormai largamente postindustriale e aperta a processi di globalizzazione e migrazione che porta ad una nuova funzione della scuola e vede sostanziali  cambiamenti nei bisogni di formazione della popolazione scolastica.
 

6. Nuovi programmi e ultime tendenze

I nuovi programmi per la scuola media presentano, accanto ai tradizionali, due nuovi obiettivi didattici:  il primo è "attività motoria come linguaggio".  Al di là delle polemiche pro e contro la psicomotricità (nata in Francia da un preciso riferimento filosofico e scientifico, cresciuta nell'esperienza rieducativa dei portatori di handicap e poi diffusasi in dimensione educativa da un lato e terapeutica dall'altro),  polemiche che si ripetono da sempre tra i sostenitori dei vari indirizzi di attività e che non hanno mai avuto, come anche in questo caso, alcun significato pedagogico, ma sono sempre state solo strumento di gerarchizzazione amministrativo - culturale, cfr. nota 32, questa presenza è segno di una profonda revisione epistemologica in atto nella disciplina e motivo di rinnovamento nel corredo di esercitazioni dei docenti.

Il secondo obiettivo poi riguarda "l'avviamento alla pratica sportiva" che definisce finalmente il senso educativo dell'attività scolastica sportiva, contro tutte quelle interpretazioni critiche (prevalentemente del fenomeno professionistico) diffuse dopo il sessantotto all'interno degli enti culturali e divenuto poi strumentali ad un disegno di cambiamento politico. Questo secondo obiettivo comunque non fa che riconoscere una forte esigenza della società civile, quale recenti drammatici avvenimenti hanno tragicamente evidenziato (doping, illecito sportivo, teppismo negli stadi, ecc.), che attende legittimamente ancora un'altrettanto forte risposta dalla scuola.

A completamento della sintetica analisi bisogna anche ricordare che tra i criteri orientativi per l'esame di licenza media (Dm
26/8/81)  a proposito dell'educazione fisica nel "colloquio pluridisciplinare" si chiede l'accertamento della conoscenzà delle finalità e delle caratteristiche delle attività motorie effettivamente praticate e l'acquisizione della consapevolezza sulla loro

utilità per la vita e la salute.

E  parimenti i nuovi programmi per le superiori, in piena prosecuzione di quelli della media, presentano un nuovo settore d'intervento con l'obiettivo: "informazioni fondamentali sulla tutela e sulla prevenzione degli infortuni", anch'esso derivato per certi versi da importanti richieste della società contemporanea sui problemi che riguardano la salute mentale e fisica, per altri versi in previsione del futuro assetto dell'esame di maturità. Quando tale intervento, infatti si pensava,  potrà coordinarsi con le altre discipline per effetto dell'introduzione di una strategia educativa come la programmazione, anche l'insegnamento dell'educazione fisica potrà assumere un suo giusto ruolo di guida nel coordinamento del progetto didattico pluridisciplinare per l' educazione alla salute anche nelle scuole secondarie superiori.

Concludono questo complesso, ma unitario, disegno di pianificazione educativa nell'ambito delle attività motorie educative i programmi per scuole e istituti magistrali e, ad essi collegato, quello delle scuole elementari (in  attesa dei nuovi orientamenti per la scuola dell'infanzia che arriveranno nel 1991). Qui il cambiamento è molto più profondo, perche implica il riferimento, anziché ad una dottrina di metodo come nei programmi del '52 e del '55, alla conoscenza scientificamente fondata della funzione motoria e dello sviluppo del fanciullo, per mettere in condizione il maestro di effettuare consapevoli scelte  didattiche anche in quest'area del comportamento. Gli obiettivi didattici generali ed ancor più le finalità dell ' educazione motoria, infatti, indicati per le scuole elementari richiedono ormai improrogabilmente una qualificazione universitaria dei docenti, già affermata in via di principio fin dalla legge delega dei decreti delegati sullo stato giuridico (L. n. 477 del 1973).

In questi ultimi anni intanto accanto all'impostazione funzionale psicomotoria si fa avanti sulla scena  del dibattito epistemologico della disciplina una nuova (ma con antiche origini) visione strutturale basata sul sistema delle capacità coordinative e condizionali per apporto delle scuole dell'Europa orientale (Germania Est, Unione Sovietica e Polonia soprattutto), scuole che centrano il loro intervento educativo su uno sport fortemente valorizzato per l'educazione al collettivo, cfr. nota 32, ma anche e purtroppo, perché in questo nome si gestiranno illeciti divenuti poi pratica frequente nell'agone mondiale da parte di molti sportivi d'alto livello, per propaganda nazionalista e politica.

Ma mentre gli Autori (del Coni) si confrontano e lavorano su questa ipotesi strutturale applicandola alla ricerca sullo sviluppo in età evolutiva (solo il Coni fa ricerca, secondo le sue finalità, perché ne ha i mezzi, mentre gli Isef, che ne dovrebbero avere la competenza istituzionale, sopravvivono soltanto nel brodo delle loro "scolastiche", lasciando scoperta la ricerca nella prospettiva educativa), nuovi avvenimenti stanno maturando nella scuola militante. Una nuova scheda di valutazione per la scuola media viene messa in sperimentazione dal Ministero. Fortemente limitata nella prima proposta (ministro Falcucci, 1985) ha una completa revisione nella seconda proposta (ministro Mattarella, 1990) che ne fonda il significato generale sulla descrizione della programmazione, oltreche sulla predisposizione dei descrittori dell'apprendimento per ciascuna disciplina, cfr. nota  33.

Una norma del contratto per il triennio '88/'90 (L. n. 426 de11988) introduce, contro la legge 88 del 1958, l'insegnamento per classi miste nella scuola media (previo riordino dei programmi). E così, senza alcuna diffusione degli esiti della sperimentazione già avviata (le uniche indicazioni emergono dalla relazione annuale del Corpo ispettivo dell'anno '82/83), né alcuna formazione in servizio, gli insegnanti da  settembre '89 si trovano in questa nuova situazione. Né pare che gli Isef se ne siano accorti introducendo conseguentemente un adattamento del curricolo nella prima formazione dei loro iscritti.

E per finire, con l'anno scolastico 90/91 il ministro avvia la sperimentazione degli ipotetici nuovi programmi per le discipline dell'area comune nel futuro biennio superiore (Commissione Brocca). Programmi che aprono per l'educazione fisica un ampio ventaglio di obiettivi e danno precise indicazioni circa le modalità di accertamento, ma nell'intento di specificare modalità e contenuti dell'apprendimento in modo anche giustamente propositivo, restringono il piano educativo e il senso di questa disciplina che, invece, in rapporto al momento evolutivo adolescenziale, potrebbe più adeguatamente lavorare sulle derminazioni sovrastrutturali (immagine del corpo) che su quelle strutturali (capacità condizionali), e con questo non si vuoI intendere che le esercitazioni per lo sviluppo delle capacità vanno abbandonate, ma soltanto che vanno subordinate ad un livello di obiettivi che invece ancora non compare, cfr nota 34.

Ma ormai i tempi sono maturi per una profonda riflessione sul nuovo assetto della scuola. Nel gennaio-febbraio 1990 si tiene a Roma la Conferenza Nazionale della Scuola: nella sintesi conclusiva del CNPI si ipotizzano: a) rendere effettiva l'offerta scolastica per una fruizione obbligatoria di almeno 10 anni, b) far convivere con una concezione dell'istruzione aperta a tutti la valorizzazione delle diversità, c) istituzionalizzazione del servizio nazionale di valutazione, d) avviare la riforma della scuola secondaria superiore e degli esami di maturità, e) regolamentazione legislativa della scuola non statale, f) istituzione dell'autonomia delle scuole, g) riforma di Accademie e Conservatori, h) potenziamento della scuola media come scuola secondaria ecc. (cfr. nota 35). 

   

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