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La riforma della scuola e il successo scolastico e formativo di tutti gli alunni

 Ottobre 2001                                                          di Marco Paolo Dellabiancia
articolo pubblicato su Rivista dell'Istruzione, n. 6 annata 2001.

La scuola dell'Autonomia disegna un sistema complessivo che facilita il successo formativo di ciascun alunno, conseguentemente le provvidenze specifiche per l’integrazione di qualunque allievo, anche per soggetti in situazione di handicap, ovvero per soggetti che presentano disagio e/o marginalità, sono particolarmente favorite, sia dalla dimensione strutturale che da quella funzionale qui analiticamente esaminate.

Indice:

1) Quadro delle innovazioni già realizzate nella scuola
2) La riforma della struttura del Sistema Scolastico Italiano
3) Autonomia scolastica, curricolo, Pof e successo scolastico e formativo
4) Mirare al cuore del curricolo con i "Progetti educativi"
5) L’Orientamento formativo, scolastico e professionale
 

1) Quadro delle innovazioni già realizzate nella scuola

La scuola italiana è stata investita recentemente da un ampio respiro innovatore, dapprima innescato dalla Conferenza Nazionale sulla scuola tenutasi all’inizio degli anni ’90 e, poi, realizzato, pur con differenziazioni dovute ai diversi indirizzi politici, dalle dirigenze politiche succedutesi nell’arco temporale delle ultime tre legislature. Tale sforzo giunge dopo una stagione (anni ’70 e ’80) caratterizzata dall’impegno per l’inserimento nelle classi normali degli alunni in situazione di handicap. Per essi infatti si istituirono le prime strategie di flessibilità, i primo percorsi individualizzati, le prime forme di continuità educativa e i primi interventi d’orientamento. Ora la riforma del sistema assicura a tutti tali prospettive.

La riforma odierna, tuttavia, si caratterizza nettamente anche in senso unitario seguendo le prospettive europee e, in particolare, lo fa là, quando mira a ottenere il successo formativo di ciascun cittadino lungo l’intera durata della vita e ad assicurare a tutti la possibilità dell’effettivo raggiungimento dei più alti livelli di istruzione e di formazione. Ma non basta; le prospettive europee sono presenti anche quando la scuola "tiene conto della multiformità culturale del paese, quando si propone di rispettare le qualità personali dei bambini e delle bambine che accoglie e che, anche attraverso percorsi individualizzati, intende portare a raggiungere obiettivi comuni. Guarda all’Europa quando anticipa alcuni degli orientamenti di recente espressi dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa i 23 paesi più avanzati del mondo. Quest’ultima, infatti, ha individuato la necessità di mettere chi impara al centro delle strategie educative, di tenere conto dei differenti bisogni di apprendimento dei singoli, di stabilire legami tra diversi orizzonti formativi per permettere di passare con facilità dall’uno all’altro e di creare in questo modo percorsi di apprendimento distribuiti lungo l’intero arco della vita" (estratto dalla Rubrica "I percorsi dell’Apprendimento" nella pagina web del Ministero della P. I.) .

Per comprendere pienamente e utilizzare proficuamente tutte le opportunità presenti nella scuola italiana riformata odierna, si deve però tenere presente l’intero fronte dell’innovazione. A tal fine gli aspetti salienti di questa innovazione consistono in:


2) La riforma della struttura del sistema scolastico italiano

Questo complesso di provvedimenti ha già mutato il volto della scuola, ma i veri cambiamenti strutturali riguardano soprattutto altre due dimensioni generali investite dall’iniziativa di innovazione istituzionale. Si tratta:

Entrambi i cambiamenti hanno fatto riprendere la lettura e l’interpretazione della Costituzione, per il coinvolgimento delle dimensioni istituzionali più alte nell’effetto determinato dall’innovazione, anche se tutto ciò non ha comportato sue modifiche esplicite. In tal senso rimangono, infatti, pienamente attuali i riferimenti agli articoli 33 e 34 della legge fondamentale della Repubblica, seppur nella nuova interpretazione ormai introdotta dalla legge recente sul federalismo.

La legge 10/3/00 n. 62, concernente "Norme per la Parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione", infatti , può dichiarare che il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita. Alle scuole paritarie è assicurata piena libertà per quanto concerne l'indirizzo pedagogico e didattico, ma esse devono improntare l'insegnamento ai principi di libertà stabiliti dalla Costituzione.

Le scuole non statali, perciò, per acquisire la parità devono, nel farne domanda, dimostrare di rispettare alcune regole fondamentali, come:

Alle scuole paritarie la legge riconosce il trattamento fiscale previsto per le ONLUSS e a tutte le famiglie degli alunni, sia delle scuole statali che di quelle paritarie, che rientrino in condizioni di reddito svantaggiate, assicura il diritto di partecipare al concorso per le borse di studio o il diritto alle detrazioni fiscali istituendo in tal senso un cospicuo fondo. Questa legge autorizza per tale finalità una spesa di 250 miliardi per l'anno 2000 e di 300 a decorrere dall'anno 2001, mentre, a decorrere dal prossimo anno finanziario stabilisce che i fondi statali destinati alle scuole elementari parificate e alle scuole materne sono aumentati rispettivamente di 60 e 280 miliardi.

Le nuove norme sull’obbligo scolastico (Legge istitutiva 9/99 e Regolamento d’attuazione con DM 323/99) e della frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno d’età (Legge istitutiva 144/99, articolo 68 e Regolamento d’attuazione con DPR 257/00) costruiscono le fondamenta del nuovo sistema educativo italiano sul raccordo tra scuola e formazione professionale, al fine che gli studenti abbiano così maggiori opportunità di superare eventuali difficoltà di orientamento, di individuare con chiarezza le proprie vocazioni e di concludere con successo l’obbligo formativo.

Mentre la scuola stessa dispone oggi di strumenti per rapportarsi meglio con il mondo del lavoro e con tutti i soggetti coinvolti nei processi formativi non inclusi nel sistema scolastico formale, sia nella prospettiva del Sistema postsecondario della Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), istituito dall’articolo 69 della legge 144/99 e Regolamentato con DI 436/00, sia nella prospettiva dell’Educazione degli Adulti e dell’Educazione Permanente, e tutto ciò è definitivamente sancito dalla riforma dei cicli scolastici (legge 30/00), dall’altro canto anche il Sistema Educativo di Formazione si sta realizzando attraverso una riforma che prevede la piena attuazione del riordino della formazione professionale e dell’apprendistato (stabilito dalla legge n. 196 del 1997 e dagli articoli 141-143 del Decreto legislativo n. 112 del 1998), sviluppando ulteriormente i rapporti tra istruzione e formazione professionale e tra le scuole e i Servizi per l’impiego (i quali ultimi hanno di recente sostituito i vecchi Uffici di collocamento).

Grazie a questa recente normativa scolastica, infatti, il sistema educativo offre ai cittadini percorsi di apprendimento tra loro integrati:

percorsi di istruzione, che si svolgono a scuola e danno luogo al conseguimento di specifici titoli di studio con adempimento dell’obbligo formativo e dichiarazione di competenze;

attività di formazione, che possono svolgersi presso i centri di formazione professionale o attraverso contratti di apprendistato e danno luogo a certificazioni professionali;

attività di formazione nel sistema integrato del Nos che danno luogo a certificazioni preprofessionali, ovvero nel Nos che danno luogo a certificazioni professionali di I livello e negli IFTS con certificazioni professionali di livelli superiori;

e, per finire, dispositivi di riconoscimento dei crediti maturati in ciascuno dei diversi percorsi da parte delle altre istituzioni, in modo che la capitalizzazione delle competenze possa far proseguire lo sviluppo e l’apprendimento di ciascuno fino ai massimi livelli possibili (in attuazione dell’articolo 3 della Costituzione).

3) Autonomia scolastica, curricolo, Pof e successo scolastico e formativo

Ma non è soltanto la struttura del sistema a creare forme di integrazione e flessibilità finalizzate al successo scolastico e formativo degli studenti. La riforma complessiva dell’organizzazione della scuola che va sotto il nome di Autonomia (L. 59/97, articolo 21 e Regolamento d’attuazione con DPR 275/99 più Regolamento ai sensi dell’articolo 8 del Regolamento d’attuazione con DM 234/00) è pure tesa a tal fine, infatti definisce la scuola "luogo di apprendimento", focalizzando l’attenzione sull’allievo – sui suoi bisogni, interessi, ritmi di crescita – al fine di garantirne il benessere e il sostegno allo sviluppo. Conseguentemente, oltre a rendere flessibile la didattica, anche raccogliendola in moduli nella prospettiva di progetti educativi (Educazione alla Salute e Prevenzione della Dispersione), dichiara che sono assicurate azioni di orientamento e continuità, recupero e sostegno per una effettiva personalizzazione dell’apprendimento e iniziative complementari e integrative di accoglienza e accompagnamento nell’iter formativo.

Questa concezione comporta l’assunzione da parte dei docenti di un’ottica afferente a tutto quel bagaglio metodologico per l’individualizzazione che nell’ultimo decennio la ricerca educativa ha rivisitato o prodotto "ex novo" (valutazione formativa e autocontrollo dell’apprendimento; laboratorialità e lavoro di gruppo; ricerca operativa, costruttiva ed espressiva; apprendimento cooperativo e insegnamento tra pari; metodo di studio e autonomia nell’apprendimento; potenziali individuali di apprendimento e "Life Skills" ecc.)

L’autonomia, infatti, è la condizione fondamentale della riforma che richiede alle scuole di adottare/realizzare una propria prospettiva culturale ed operativa nell’individuazione del curricolo scolastico e dell’offerta formativa. E’ imperniata sulla capacità di progettare, attuare e verificare proposte formative al massimo livello di qualità possibile, nel rispetto degli standard nazionali, ma esaltando fortemente le energie e le risorse locali e la condivisione dei soggetti (allievi e famiglie).

L’autonomia è:

L’autonomia della scuola, perciò, si sostanzia nella definizione di un curricolo e nella sua attuazione mediante l’offerta formativa. Nella sua struttura generale il curricolo comprende i seguenti elementi:

Dalla struttura generale del curricolo si generano, però, una componente nazionale ed una locale, entrambe obbligatorie (quest’ultima va definita tenendo conto delle esigenze di studenti, famiglie, enti locali), più una componente di "ampliamento" opzionale definita tenendo conto delle esigenze degli enti locali, divenuti competenti in esito al decentramento amministrativo (educazione salute, orientamento scolastico e professionale, educazione degli adulti, lotta alla dispersione, pari opportunità, continuità, ecc. così come espressamente previsto dal DL.vo 112/98).

L’autonomia scolastica si realizza, perciò, definendo percorsi formativi nella struttura generale del curricolo, con il concorso degli EE. LL. per lo sviluppo dell’area di arricchimento e di integrazione, mediante scelte di flessibilità organizzativa e didattica concernenti:

La prospettiva applicativa in tale direzione che più facilmente si è affermata in questi tre anni di esperienza è sicuramente quella del Tempo flessibile potenziato, cioè di una organizzazione del tempo scolastico in

Si intende così passare ad una offerta più flessibile che consenta una didattica individualizzata come era già praticato dagli anni ’80 nel Tempo Prolungato della scuola media e nelle sue forme evolutive.

Sussiste poi, per ora soltanto in forma sperimentale nella scuola secondaria, ma già di ordinamento nella scuola elementare, la risorsa costituita dall’organico funzionale di istituto. Si tratta di una modalità innovativa di assegnazione della risorsa docente alle singole scuole, non più regolata da automatismi legati da un lato alla struttura delle cattedre e dall’altro alle classi di concorso, ma da altri fattori connessi sia all’organizzazione della scuola medesima come: numero degli alunni, quantità di tempo-scuola erogato, complessità dell'organizzazione, situazioni problematiche, progetti educativi ecc., sia alla qualità dei docenti come possesso di competenze in attività integrative e complementari, o di competenze in dimensioni organizzativo – gestionali ovvero nei settori di carattere innovativo.

4) Mirare al cuore del curricolo con i "Progetti educativi"

Tutte queste nuove possibilità di integrazione fra sistemi e di flessibilità strutturali e funzionali dell’organizzazione educativa e dell’azione didattica possono (e chi fa il monitoraggio dei Pof come lo scrivente lo vede continuamente) generare delle offerte che sono soltanto una "collettanea" di progetti parziali e distinti. A quel modello si vorrebbe contrapporre, invece, un disegno unitario, seppur centrato su finalità e valori fondamentali, e per sviluppare tale intento è necessario riferirsi a tutta quella cultura pedagogica, metodologica e didattica (che già ora comincia ad offrirsi organicamente intrecciata alle scuole) che si è determinata sotto le espressioni dei progetti educativi di Continuità, Educazione alla Salute, Prevenzione della Dispersione e Orientamento. Tale cultura tocca, infatti, tutti i parametri dell’educazione, da quello contenutistico a quello metodologico, da quello disciplinare a quello pluridisciplinare e metadisciplinare, da quello progettuale a quello valutativo, da quello didattico a quello del sistema scuola e poi del sistema territoriale delle scuole fino al sistema nazionale.

La Continuità (DM 16/11/92 sulla Continuità educativa e CM 339/92, Trasmissione del DM 16/11/92) si realizza come l’attuazione di strutture educative e strategie didattiche tali da consentire un percorso tanto continuo di sviluppo personale agli allievi, in quanto e fintantoché ciò rimanga condizione per un apprendimento continuo pur nella palese discontinuità della naturale evoluzione soggettiva umana. Prima di essere realizzata nella struttura del sistema con le recenti innovazioni (Nos, Nof, Riordino dei cicli) e con le loro disposizioni sull’Accoglienza, Orientamento e l’Accompagnamento degli alunni, era stata enunciata nei programmi e negli ordinamenti della suola elementare e media e soprattutto posta a base dell’integrazione degli alunni in situazione di handicap (Cm 1/88 e 262/88).

Presente fin dalla scuola del dopoguerra come Istruzione sanitaria, l’Educazione alla Salute è successivamente evoluta fino al modello attuale (esiste ormai una Pedagogia e una Metodologia di tale Educazione) per l’apporto della Legge contro le tossicodipendenze (DPR 309/90), della Legge contro il rischio di coinvolgimento di minori in attività criminose (L. 216/91), della Legge contro la dispersione scolastica (L. 496/94) e della Legge di tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (L. 285/97), richiamate nella premessa delle ultime Direttive, n. 463/98 e 292/99.

In particolare l’articolo 104 del DPR 309/90, ora ribadito dalla Legge 45/99, affida al Ministero della Pubblica Istruzione e alla scuola due funzioni principali in ordine all’educazione alla salute e alla prevenzione delle dipendenze patologiche: quella informativa e quella educativa, da esplicare in modo continuativo e strutturale, attraverso programmi che si avvalgono degli strumenti ordinari dell’attività scolastica e mediante una azione concertata e condivisa con le agenzie socio-sanitarie del territorio. In tal senso la scuola assicura l’attuazione di interventi volti a garantire lo sviluppo delle potenzialità di ogni alunno, la realizzazione del diritto alla piena scolarità e qualità dell’istruzione e della formazione ed il recupero delle situazioni che possono determinare comportamenti a rischio, abbandono precoce e dispersione, finalizzati ai temi dell’educazione alla salute, della prevenzione delle tossicodipendenze, con particolare riferimento alle droghe di sintesi, alla lotta all’abuso di farmaci e sostanze per l’incremento artificiale delle prestazioni sportive, ed al sostegno agli alunni delle aree maggiormente a rischio. Gli interventi di cui sopra, pur differenziandosi per modalità operative, strumenti o riferimenti normativi, devono integrarsi, come progetto unitario, nel complessivo piano dell'offerta formativa della scuola e trovare punti di ricaduta nel curricolo scolastico.

Organizzazione del territorio regionale, provinciale e locale; gestione di progetti generali e specifici di scuola (anche di Educazione alla Salute o di Orientamento formativo, scolastico e professionale o di Attività integrative e Complementari); definizione di competenze di organismi appositi; introduzione di strategie didattiche speciali, sussidi didattici, strumenti e criteri di osservazione, misurazione, valutazione; attuazione di modalità di passaggio tra scuole e tra sistemi di formazione ecc.. Tutto ciò può costituire un intervento di lotta alla dispersione scolastica da gestire come progetto educativo e da iscrivere nel Pof.

Nata dalla denuncia del Censis nei primi anni ’90, si può dire che oggi non sussista più una normativa specifica per la Prevenzione della Dispersione Scolastica, nel senso che: dopo le azioni istitutive e organizzative di sperimentazioni in zone particolari, poi di organi appositi (CC. MM. 254/89 e 234/91 con la nascita dell’Osservatorio provinciale; L. 496/94 con Osservatorio nazionale per la dispersione scolastica e DI 132/94 con attuazione di progetti in ordine alle lettere f e g dell’art. 3) e con la diffusione di conoscenza dei fenomeni connessi che hanno determinato tutta una nuova cultura della dispersione, infatti, si è pervenuti ad incorporare nella normativa dell’Autonomia anche tale cultura facendola evolvere nella direzione della ricerca della qualità.

Rimangono comunque i riferimenti:


5) L’Orientamento formativo, scolastico e professionale

Se per riforma scolastica intendiamo l’Autonomia e il Riordino dei Cicli, l’Orientamento aveva già ricevuto una prima sistemazione concettuale e d’indirizzo, prima della definizione della riforma, nella Direttiva 487/97 dove, con esplicito riferimento al DPR 567/96 e alla Direttiva 133/96 su "Iniziative complementari e integrative dell’Iter formativo" da un lato e alla Prevenzione della Dispersione e all’Educazione alla Salute dall’altro, si dice che "l’orientamento - quale attività istituzionale delle scuole di ogni ordine e grado - costituisce parte integrante dei curricoli di studio e, più in generale, del processo educativo e formativo sin dalla scuola dell’infanzia. Questo processo si esplica in un insieme di attività che mirano a formare e a potenziare le capacità delle studentesse e degli studenti di conoscere se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita, e partecipare allo studio e alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile.

In tal senso e nell’esercizio della loro autonomia le scuole di ogni ordine e grado prevedono nel programma di istituto attività di orientamento che i consigli di classe inseriscono organicamente nei curricoli di studio, valorizzando il ruolo della didattica orientativa e della continuità educativa. Nella progettazione e nella realizzazione delle predette attività - che sono affidate alla responsabilità educativa e didattica dei docenti - si indicano come particolarmente significative le seguenti azioni:

Tali azioni vanno progettate sulla base della conoscenza delle caratteristiche delle studentesse e degli studenti, delle loro motivazioni, degli ambienti sociali in cui le scuole operano, ferma restando la tutela della riservatezza dei dati personali; esse vanno integrate con gli interventi mirati a prevenire la dispersione scolastica e a favorire il successo formativo. Per rendere più efficaci gli interventi di orientamento, gli organi collegiali possono adottare articolazioni organizzative, quali dipartimenti disciplinari, gruppi di ricerca e commissioni di lavoro; i dirigenti scolastici promuovono lo sviluppo di rapporti interistituzionali con le università, gli enti locali e gli altri soggetti pubblici e privati interessati.

Per tutta la durata della scuola secondaria devono essere realizzate attività di orientamento, integrate con gli insegnamenti disciplinari e specifiche azioni, in funzione del passaggio dalla scuola media alla scuola superiore".

In questi anni poi partono i progetti d’orientamento specifici di scuola (Orme per l’ordine primario e Orientamento formativo per la media), tuttavia il supporto sviluppato dall’istituzione è stato molto carente, tanto che sicuramente ad un ipotetico bilancio (un bilancio reale non è mai stato realizzato, proprio in contrasto con le disposizioni) le omissioni da parte della generalità delle Istituzioni sono più frequenti riguardo alle azioni, pur pregevoli, che alcune di esse continuano a realizzare in tale ottica.

Ma intanto siamo arrivati alle innovazioni legate all’elevamento degli obblighi scolastico e formativo cui si è già accennato prima; ai progetti di Orientamento in uscita dalla scuola secondaria chiamate "F. Gioia" e "Peer guidance" e, soprattutto, alle indicazioni della Commissione per l’attuazione del curricolo della scuola secondaria, dove si analizzano approfonditamente le tre dimensioni connesse con l’azione orientativa:

Queste tre dimensioni dell’Orientamento nel loro insieme, e quest’ultima in particolare, pongono prepotentemente in campo un compito ulteriore che assegna una valenza istituzionale di grande peso a tale funzione e cioè quella che intende assicurare il successo formativo ad ogni alunno sia attraverso la fornitura di pari opportunità a ciascuno (strategie didattiche e metodologie educative), sia attraverso il riconoscimento, la certificazione e la componibilità di qualunque esperienza e studio (documentazione e certificazione delle competenze acquisite mediante modularità dei percorsi didattici).

Rimini, 29/10/01 Marco Paolo Dellabiancia

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